E’ piuttosto facile scrivere ascoltando la voce di Willy Vlautin. Quelle storie che sbucano da cumuli di neve sporchi. Che s’illuminano di neon rossi di casinò e fari d’automobili lanciate verso il nulla, con bionde tristi al volante, gente di mezz’età che non ha più niente davanti a sè, stracci d’umanità abbandonati al capriccio del vento, amori che non vanno e asfalto asfalto asfalto e cadaveri d’animali. E’ semplice la solitudine, di notte. E’ un attimo. Una curva presa male. Un fiume denso e scuro. Una voce, non importa lo strumento. E’ Hank che s’infila gli stivali all’alba. E’ la tua miglior ragazza che serve hotdog a un grasso rappresentante d’aspirapolveri. Sei tu che vai a letto, perchè il sonno saprà di gloria, rose e cespugli di sole. E intanto fuori i ragni tessono la tela, gli uccelli aspettano pazienti e i cani piangono in silenzio. E’ semplice la strada, stanotte. Sempre dritto, nel culo stretto della Morte.
L.
disco: “Midnight At The Movies”, Justin Townes Earle.