C’è un sortilegio: – è la pioggia. – Ad agosto – seppure la fanfara continui – nelle piazze – a risuonare – questo primo buio di nuvole basse – questo sacrosanto alterco di nebbia – fra le colline – e le ultime campane – portano il peso del vivere – delle dita di luglio – in un incantesimo antico. – Così pare – da qui – sentirti – come tu fossi un uccello di lago – sceso dai monti all’acqua – con una perizia di felicità. – La vita – ha questa tenerezza d’onda – la crespatura dell’ora qualunque – e l’affanno. – Quanto solcarci gli omeri per nulla – i ventri – se di noi – nella pioggia – il piombo delle chiuse – s’agita come un gorgo – su ciò che eravamo! – Quanto accanimento – dove spiove – nel trovare ancora – la cresta calda delle scapole – prima che sia autunno – autunno – autunno.
L.