Archivio per gennaio, 2012

Chorus #58

Pubblicato: 31 gennaio 2012 in chorus

La pagina 108 non fa parte dell’anteprima del libro. Ora non saprò che faccia avrà fatto quando l’ha tirato fuori e lei si è rimessa le mutandine viola e tutte le estati morivano, così pare, in una sola notte di calore improvviso, in un bagliore, come a Hiroshima, con quelle forme grigie, mezze uomini mezze urla, a rimanere nascoste dietro i paraventi delle sue mani, unghie rosse e un enorme culo bianco come neve caduta da un tetto. Plof. Nel silenzio delle tre. Uno scroscio d’acqua in un bidet d’altri tempi e uno sguardo dalla finestra sulla notte gelida. Devo andare e la lamiera che si contorce nel lucido pensare del metallo. Uno sbuffo bianco dai camini. Il detrito di un corpo raccolto dalla pala delle scale. Una sirena, forse un incidente nel nevischio.

L.

Chorus #57

Pubblicato: 28 gennaio 2012 in chorus

Non ci vuole poi molto. Il dramma sta tutto qui. L’uomo disegna strade, scava oceani, fotte cieli su cieli, scardina la nuvola, piega i venti. Si siede su vecchie sedie ad arrostire al sole. Raccoglie fiori. Prende a calci gatti e conchiglie. Scrive libri, poemi, si taglia le unghie. Passa ore e ore vicino all’oceano. Fotte, s’accoppia, fuma, si muove come una tenda nella notte, bianco, pallido, solo. Schiaccia il naso sui vetri. Aspetta la neve a luglio e il sole caldo a gennaio. Non ci vuole poi molto. Una schiena nuda, una birra, la tua bocca e il resto che muoia sotto al dito di Dio, come un gladiolo fatto a pezzi dai corvi.

L.

Chorus #56

Pubblicato: 22 gennaio 2012 in chorus

Non è difficile, il rifugio nella poesia. Si apre una porta in legno e semplicemente si entra. Ci si fanno stare i morti e i vivi, le stagioni, qualche rimpianto, due o tre amori, fittizi o reali, un po’ di pioggia, un secchio blu e strappi di cielo. Qualche nodo scorsoio per le occasioni importanti. Due o tre pallottole e un quadro, rigorosamente sbilenco. La figura alta di Majakovskij, il corpo pallido di Lorca e le vocali di Apollinaire. Le scarpe di Rimbaud sotto il letto. La barba di Ginsberg che scherza sull’angolo alto della porta. Fuori lasci il mondo, la passerella idiota dell’umanità sul lungomare della sua mediocrità. Non serve chiudere a chiave. Il famoso chiavistello-rosa è morto a Rodi nella giovinezza di Leonard Cohen. Non è nemmeno la casa smunta dal mare, a Big Sur. E’ una semplice stanza vuota, una piccola fica rossa fra le cosce del tramonto.

L.

Chorus #55

Pubblicato: 21 gennaio 2012 in chorus

La lampada come un sole di carta e il buio come un’epidemìa dal mio corpo al tuo. Il camino spento, un buco nero al centro della stanza, cenere tutt’attorno e mani. Il dolore muscolare del rimasuglio ostile del cuore nel sorriso stirato delle bambole. Il canto chiuso di una chitarra. Gli applausi nel piegarsi morbido del tuo seno fra i tuoi fiori alla ricerca disperata della luce. Labbra nel precipitare dei giorni. L’immensa chiesa della tua disperazione. L’incedere bianco delle ore. La bottiglia arresa al piccolo tavolo di legno. I latrati dei cani nei giardini del Paradiso. Montagne come recinti, immense montagne. Raccogliamo i nostri corpi in poveri sacchi d’amore nell’esplosione dei tuoi occhi. Il tempo ci lacera come un granaio in fiamme. Fame, morte ed esilio. Tutto ciò che ci resta, in queste strade grigie.

L.

Chorus #54

Pubblicato: 4 gennaio 2012 in chorus

Il grado del dolore sulla scala delle impossibilità. Il grugnito degli aeroplani nelle pianure celesti. I tuoi grandi occhi nella misera china dell’inverno. Quel transumare di volti, la morbida ciniglia delle grida, quei punti cardinali da cui soffia la stanca speranza. Eccoci, ancora, tutti insieme. Alla rinfusa gettati dalle mani dell’amore sulle larghe strade del Natale. Dadi, ossa, cappelli, caviglie. E una mano che scava una rosa, sangue sulle dita, spiccioli sull’asfalto nero. E una chiesa, nascosta al vento. Tutto quel rumore, quell’agitarsi, si spegne con la luce, svanisce dietro l’angolo della tua mano ricurva. Se ne sta, assopito, fino a domani.

L.