Archivio per aprile, 2021

Chorus #1516

Pubblicato: 30 aprile 2021 in chorus

Mi ero scordato della nitidezza dello strappo – della pioggia che stramazza – e le nuvole bufalo – che in ordinato disordine – s’accalcano agli angoli – della periferia insulare della città. – La possanza del verde – che s’imbrillantina di luce – alla capriola fumante delle creste. – E’ grigio ancora – il sorvolare basso di un nibbio – cacciato dalla tempesta – al rigurgito amaro – di quel poco di celeste. – E’ di allora l’occhio che scruta – la preghiera acuta – e della pupilla l’ingrasso del maggio – che sottindende speranza. – E’ di quel guardare – l’attonito vuoto di rancori – la nettezza del cielo che si sfalda al sole gentilmente – unguento fra le torri – e la carne ancora calda degli amori.

L.

Chorus #1515

Pubblicato: 28 aprile 2021 in chorus

Vediamo: di oggi che si dice? – Che c’è stato un parapiglia silenzioso – un defluire arcano di una stilla d’anima – da uno sconosciuto pertugio – che scopriremo solo quando sarà troppo tardi. – E una vasta raucedine di campi gialli – un ingobbirsi di forsizia – sotto il peso delle nuvole. – E una scodella di pioggia – di quelle ricamate ai bordi – di segni romani o etruschi – lì a increparsi – nel sottintendere del cortile. – E un controvento di suoni – dagli appartamenti accanto – gente che si alzava al giorno – gente che discuteva – gente che terminava il suo esistere – alla timbratrice esistenziale di un surgelato. – Dannata lotta – teorema di gambe e braccia – avviluppi di corpi feriti: – ogni rogo è domato – ogni luce è spenta – e di cosa abbiamo perduto un’altra volta – ci si dice ancora – vaffanculo – non importa.

L.

Chorus #1514

Pubblicato: 27 aprile 2021 in chorus

Che si batta così come si fa con il tamburo – la memoria – e che si spezzino ai bordi – le sue sponde ghiacciate – che finisca il suo inverno – come strappo del pack sull’acqua nera – e la banchisa tutta vada in pezzi – meraviglia di schianti – puntali d’affogati – bambù rinato nelle paludi delle anatre – acqua che scorre di nuovo – violenta ecchimosi di barche – giocolieri ai margini – amori – sottigliezze di mani – palloncini d’occhi – smisurata gioia di giostre – la memoria – dal passo indifferente – caviglia finissima – elegante signora – la memoria – che ti si addice – in cima alla vita – come al campanile – il sonaglio – di campana felice.

L.

Chorus #1513

Pubblicato: 25 aprile 2021 in chorus

La tragedia dell’esserci – del dover per forza vivere – deglutire – accatastarsi agli altri – nei giorni indifferenti. – La pomposità dell’amare – sopra la pietra comune delle viuzze strette – rimbecillita di fazzoletti e sandali – coni gelato e sigarette. – Il latrare del cane – che vive la miseria del suo tempo – in una pacatezza di giardini: – dovremmo impugnare la stessa manciata d’anni – per scomparire con una puntura dentro al cuore – o di botto – secchi – risalendo gli scalini. – L’orrore del ricominciare – il tumulto della malattia – le posate di Dio – sulla tavola imbandita – e a caso la tua testa – o la mia.

L.

Chorus #1512

Pubblicato: 24 aprile 2021 in chorus

Tu poi non sei mai andata via – dalla neurologia delle mani – dall’abbecedario dei pollici – dagli anulari caduchi come salici: – no – c’è una fragranza negli interstizi delle rughe – che mi dice dei giorni – e delle ore. – La mano vascella nell’aria – bascula notturna come le comete – e ritorna nel suo operare di cose – ammansita dentro l’alba. – Le dita – come gli uccelli – hanno primavere – e hanno inverni – e hanno nidi caldi – nel loro frugare fra i tuoi capelli: – evanescente la nuca – spira da te – come un bel ricordo. – Ma allontanarsi è niente – è l’attacco del polso – l’aorta – che deve riportare il sangue al cuore – e alla mano – il grandangolo del tuo corpo – amabile come allora.

L.

Chorus #1511

Pubblicato: 23 aprile 2021 in chorus

La granaglia nei grandi silo – (falli dormienti del corpo largo della pianura) – e il bordo puntellato di malinconie – dei ponti sversati – sopra la transumanza delle acque. – Di lì si soffre la pena della vastità – il cadere basso del cielo – sugli zigomi maturi della terra. – La faccia sassosa – che guarda a Dio – come se un dio tirasse le sorti delle stagioni. – Il segreto è la maturità del soffermarsi: – la mano mia nella mano tua – e il canino del tramonto – che ci strazia la carne – nell’azzanno feroce del crepuscolo.

L.

Chorus #1510

Pubblicato: 22 aprile 2021 in chorus

C’è bisogno di persone coraggiose – dai grandi petti ampi – di dissuasori della banalità – di carnefici della tecnologia – di soldati senza nessun fronte – di catechesi terrena – di crani fioriti anche da morti – di lanciare sassi nello stagno degli androni – di frantumare vetri – porte – finestre – automobili – religioni – sindacati – dogmi – c’è bisogno di ascoltare il cordoglio del cuore – tentare di portare il sangue al corpo intero – il conformismo ti ottura l’aorta – la famiglia ti spezza le ossa – sei morto a quarant’anni – molto prima del tuo cane.

L.

Chorus #1509

Pubblicato: 21 aprile 2021 in chorus

L’affondo unanime della strada – sotto la perturbazione d’azzurro – che già risale dalla fragranza dei campi – al lampo ultimo del sole. – Si stendono i nostri corpi – in tutto questo. – Si stendono – le vertigini degli occhi – sopra i capannoni vuoti delle nove della sera. – Si stendono – delle tangenziali gli imbocchi – sotto il prisma illuminato – dei cartelli dei divieti. – Il temporale s’è arruffato sulle cime – e ha aizzato il vello dei cerbiatti. – Si è fatto – nel mezzo – un torpore di città – e non son io che l’attraversa – ma lo scroscio di pioggia e il vento – e di nuovo la sottigliezza della rosa – che s’acumina lungo il muro – come una serpe – che sale verso casa.

L.

Chorus #1508

Pubblicato: 20 aprile 2021 in chorus

Mi viene naturale – in quest’ultimo viaggio del giorno – non perdermi nulla allo sguardo – recalcitrare alla pazzia – e al sonno. – Il garbo di tutti i volti – lunari e cosmici – che si disperdono fumosi – nell’intiepidirsi della sera. – Come d’ottobre inoltrato – l’aspersione del primo legno bruciato: – il suo levare in nastri – l’aroma fecondo della corteccia. – E ancora – in questo mio passeggiare – è l’ultima sensibile gioia: – si scardina la giornata lupesca – e torna limpida la parola – a coronarti il volto – a segregarti il cuore – all’albeggiare.

L.

Chorus #1507

Pubblicato: 18 aprile 2021 in chorus

Buster Keaton in quel cinema – e l’uomo del pianoforte – che teneva il ritmo della comica – nella buca di un’orchestra inesistente – lui quasi di lato – magicamente inserito nel buio – carillon umano – e Keaton che si spezzava il collo – sullo schermo – saltando da una vecchia Ford a un’altra – sollevando la polvere di Broadway – o di Kansas City – sopra noi – cento spettatori – io e te – che non era ancora sera – e nemmeno ancora estate – sulla balaustra a immalinconire le nostre risate – che (diamine!) – Buster era ancora lì – ceruleo e snodato – innamorato e capitombolato – sul grande schermo del cinema di periferia. – Dopo (ricordo) – un aperitivo veloce – Buster Keaton – ci dicemmo – ci aveva uniti – e ancora non lo sapevamo – che come lui trascinato via da un tram – così – sull’ultimo assolo del pianista – anche noi – in silenzio – saremmo sfumati – inesorabilmente – in celluloide bianca.

L.