C’è sempre un coppo di luna sopra l’altro – e sotto – una distesa di neve. – Cumuli sporchi – e neve fresca – tutta orme di cani – e ragazzini – e anziane con le sporte della spesa. – E i condomìni ruvidi – terrazzi e cerchi di parabole – l’umida bocca dei vetri – e le cattedrali che risuonano lontane. – E’ sempre maggio – di continuo – anche nel buio delle quattro – a dicembre. – Anche nelle serrature d’oro – dove tu passavi – nelle cicatrici delle scale. – Sembra che anche gli alberi – si voltino – alla notizia: – gli uccelli sono già svaniti – con quel sentore inumano – della perdita atroce. – Il tuo volto – è un lago degli Urali – solcato da una sola barca: – il lampo chiaro della luce – e la ferita dello scafo – che passa e ripassa – sull’acqua. – Si dice – nel quartiere – della tua morte – sotto ai lampioni – a notte. – Ci si ritrova tutti – la poesia e il lutto – nel gelo della primavera – mani in tasca – e il serramanico e la sua lama – nella fuga triste della sera.
L.