Archivio per novembre, 2012

Chorus #127

Pubblicato: 29 novembre 2012 in chorus

Mentre t’aspetto, l’ancora ferrosa del mio corpo penetra la terra come un mare, sotto abissi e abissi di germogli, nelle correnti terrose di radici. Sopra, il buio viola dell’ora tarda quando ancora impazza il sole dietro ai monti. La pietra pesante delle mie mani che spezza ciò che di tenero ha l’anima. Si elevano allora colline, spianate, nuovi sentieri si scavano nelle lunghe notti, gli aratri hanno bestie inumane a condurli. Mentre t’aspetto, il mondo capovolge l’acqua e la terra, come in un gioco di vetro. L’universo si tramuta in onda, ogni stella in pesce e cade ogni volta nella rete del cielo. Trasmuto nelle attese, una volta ombra, lama o squarcio, un’altra, canto, vento, acqua ribaltata, pioggia inversa. Attesa.

L.

Chorus #126

Pubblicato: 24 novembre 2012 in chorus

Dimmi. Lasciami agganciato a una danza. A una preghiera di mani e di buio. Sono un pellegrino fra le cose sacre e la tua carne bianca e calda. Scaraventato fra i tuoi seni come un uccello ferito a morte. Le ore sono un precipizio verso la fine. Parlami. La città in fiamme, strepita. Le stanze anneriscono del tuo amore che brucia. Il tuo cuore scivola a valle come un albero nero e secco. E’ un tumulto infinito, come un rincorrersi di rovi strappati alla terra. Allontanati. Crepita come una fiamma nel momento in cui si spegne. Cenere con la mia cenere. E vento, che della nostra splendida mortalità fa ormai ricordo.
L.

Chorus #125

Pubblicato: 17 novembre 2012 in chorus

Rimango a guardarti – nuda – restare così fra i fiori di settembre, in quella bocca di luce che si divora i boschi come un animale spaventoso. Prima che si spezzi il tempo come un’ostia consacrata a chissà quale altare. E’ solo un lungo corpo di tenerezza, il tuo giacermi accanto. Il capo chino di una primula sotto le prime piogge d’autunno. Un groviglio d’inestricabile pallore. Le tue caviglie hanno radici ferme e i tuoi alti occhi di passione sono rivolti agli spazi di cielo, in preghiera. Ti guardo arrivare al mio letto. Piegarti come un ramo ancora giovane, gravido di frutti. Cercarmi come fa l’acqua con la terra. Percorrermi e fluire in misteriose cascate. Uno sciogliersi dei tuoi seni come in un mare. T’osservo come da lontano, come un’alta montagna, erosa poco a poco dal vento. Immobile.

L.

Chorus #124

Pubblicato: 16 novembre 2012 in chorus

La tua mano è come gramigna attraverso un cancello. Una disperata conquista di terra fra il caos delle case. Una rivincita della primavera attraverso il crudo gelo della mia assenza. Un perforare assiduo sotto tutto ciò che è ferro e solitudine. Una macchina implacabile di suoni e argani e forza forza forza e speranza e un battere sordo dietro le notti più scure. Erompere nel sole come un albero nel vento, rimane la tua idea. La tua bella bandiera. La tua luce sognata. Quella forza che impugna la terra come Demetra – e la vince. Ma ora la tua mano ha un grappolo di dita chiuse. Sogna come un gatto, tremando appena dietro al sogno. Stizzisce al primo freddo e fugge fugge fugge.

L.

Chorus #123

Pubblicato: 10 novembre 2012 in chorus

Novembre ormai è una pioggia dopo l’altra. Un sole troppo alto per scaldare. Una luce finta e un’ombra infinita, che inizia già all’alba e tira sera, sopra il tuo muoverti come un granchio al mare. Qualcuno ce la fa, altri rimangono a metà, con la bocca spalancata davanti alle nuvole. Sospesi sugli oceani delle case, lunghi uccelli malati in stormi d’anime andate, uscite nelle ore del caos e mai più tornate a casa. La sera ha il sapore del metallo, battuto dal dolore come un martello fa con una campana. Una distesa di suoni e ossa che sognano un mare e un’onda o il riscatto dei fiori di dicembre. Un catapultarsi convulso nelle strade. Gocce di carne nel limitare caldo dei sabato sera. Si muore anche da vivi.

L.

Chorus #122

Pubblicato: 5 novembre 2012 in chorus

Spioverà nel mezzo della notte. All’improvviso tutto sarà calmo. Ogni zolla sarà pronta per il sole. Ogni foglia morirà nella pace delle strade. I tuoi lunghi nervi caldi riposano sotto il tepore dei tuoi sogni. I tuoi seni, i tuoi fianchi, tutto di te non s’accorge del nuovo tiepido azzurro. Il giorno salirà come un verme dentro la polpa del sole. E i tuoi occhi fremono di pianti lontani. Sei una nave abbandonata in un mare senza rive. Ti scuoti e tremi. Fuori smette la pioggia. Ci sono dei passi. Tornano, vanno: non importa. Nella ferita del tuo dolore chiedi ancora tempo all’alba. Consumata e tenera, riposi.

L.

Chorus #121

Pubblicato: 4 novembre 2012 in chorus

La stanza giace silenziosa. Ogni cosa arde nel buio. Piccole fiamme accese sui cani di gesso, sui gatti di bronzo, sul grammofono tarlato e sulla terra ormai torba che porta foglie nuove ogni anno. Una specie di miracolo sulla pioggia che batte appena oltre la tela dei ragni. E insetti che cadono, morte su altra morte. Le ceramiche che stanno con gli orli argentati ferme lucide nette dietro lo smeriglio dei vetri. Un opaco sguardo su ciò che non è più. Attorno digrignano le pietre nei muri. Spingono. Vogliono cedere, diventare maceria sulle cose che s’attardano con gli anni. Su quelle ore s’accascia la polvere, stanca come neve bagnata. Non è più il taglio netto di una risata, non è più nulla. E’ silenzio e i tuoi occhi sottili delle cose non dette ad accompagnare il mio notturno svanire. E’ la tua mano tarda, l’unica luce.

L.