Archivio per giugno, 2012

Dennis Hopper’s Blues

Pubblicato: 25 giugno 2012 in Blues

Troviamo una strada – highway o strada blu – che porti diritti dal boogie rimbombante sesso di Hooker alla perdita dolorosa di Dennis Hopper – Accendiamo tutte le luci della città – Troppo buio là fuori – il riflesso argento di un’automobile muore nell’oscurità – freddamente come ghiaccio da coktail – Minou (the cat) occhieggia da dopo il tramonto con la sua scimmia del buio – Dennis è crepitato come un fuoco d’artificio nella pazzìa colorata della Vita – Cenere di libertà su di noi – BoOm BoOm – urla di John Lee, dietro ad un piano barrelhouse – e il piedino nelle calze America – Hopper che mi guarda da una fotografìa – disperato nel suo ansito di vita – che sembra chiedere “E’ tutto qui, una puttana, una droga, un cappello, una strada e poi il lungo declino fra le braccia degli amici?” – Cristo, usciamo alla luce. Dennis, John Lee & me – Ci sono strade e strade – Let’s go out tonight – Non importa se non c’è luce – se vivono tutti chiusi nella loro metallica solitudine – Dennis – magari sarai anche morto – (dead) – ma l’America è rimasta qui – Immobile – puttana – grassa – con una collana di perle e un vestito troppo corto – Muove il suo culo e pretende di essere ancora bella – Ma non è una bella scopata – Buon viaggio Billy –

(29/05/2010)

L.

Chorus #91

Pubblicato: 23 giugno 2012 in chorus

All’estate si vedono le ossa. Magra, secca, sopra le fila dei campanili. Qui e là vi sono sorgive di luce a lambire la sua nudità. Un impudico andare e tornare di nuvole la svelano a chi ha ancora occhi e sguardi. Quel suo raro sorriso nel tormento del sole si spegne a sera nell’ombra a cui tira a sé le anime sole. Miete sceglie spoglia sgrava. Chiama al suo petto ciò che è spezzato e perduto. L’estenuante fatica del ricordo nei suoi grandi occhi scuri. E’ una linea chiara, il suo corpo. Una distesa celeste senza pace. Uno scatto di chiave fra la miseria delle case e degli amori. Ci sei, sospira, ci sei?

L.

Chorus #90

Pubblicato: 21 giugno 2012 in chorus

Non vedo perchè dovrei fidarmi dei vostri gatti. Dei vostri lunghi animali da compagnia. Di cani, conigli, criceti, canarini, serpenti. Ogni cosa è crudele. Ogni cosa ha un tornaconto. Ogni cosa ha occhi gialli nel buio. Io mi fido del mio ventilatore, della mia birra e della mia coperta. Dei panorami delle città che si vedono da qui. Dei silenzi. Non vedo perchè fidarmi della vostra dolcezza. Dei vostri piedi nudi sulla sabbia. Ogni cosa cade dal buio dentro al buio. Ogni cosa inganna nell’incavo del tuo collo. L’amore puro è una falena che muore poco prima dell’alba. Se c’è uno spacco da cui esce la luce, si chiude come una ferita di carne. L’estate è buia. Nessuna salvezza fra la folla. Abbaia un cane, disperato.

L.

Dodo’s Blues

Pubblicato: 16 giugno 2012 in Blues

Bouncin’ con Dodo Marmarosa. Si scrive a qualcuno in tutta questa nebbia padana. Così, per avere una eco, un ritorno, un sonar nel buio della sera, un “hey, ci sono, ci sono ancora, chiusa qui dentro, in questa enorme scatola di pazzìa”. Buttato nelle onde sonore del piano malato di Dodo, nell’eccitante epopea be-bop di una civiltà sepolta e ingenua, nella testa in fiamme dei geni abbandonati come cani rabbiosi su una spiaggia morente di rifiuti. Flusso e riflusso. Guardami, ti obbligo, guardami. Schiacciato fra la pressa dell’umidità e il colore giallo di una lampada. Destinato ad andarmene, presto, lontano, nella moltitudine delle anime. Quasi come un brivido, la vita. Shuffle. Passo per queste strade come un mendicante. Non si sente più nemmeno il campanile. Ovatta sulla sera, carica di vodka e pensieri. Dodo’s Bounce. E i dolori, il respiro nodoso dei tuoi capelli, il mistero delle tue gambe, il giardino in fiore del tuo corpo nell’amore, il lampo nero dei tuoi occhi, tutto, spazzato, via, da un fendente di notte e da uno stramaledetto sax. Roba da due soldi. E neppure gli occhi dell’Arte a guardare il Crocefisso perfetto delle Assenze. Brucia e passa oltre. Scuoti il nulla come una testa di un fiore e accontentati della mia Passione.

Viva, morente, erculea.

(23/10/2009)

L.

Chorus #89

Pubblicato: 13 giugno 2012 in chorus

Amo quando spiove. Quella goccia sul metallo. Quel sentore di pace fra la grondaia e la terra. La nuova luce che trafigge le pozze e si lega fra i rami. Il vento freddo improvvisamente assente, tenero. La calma e il risveglio. Gli strappi nel cielo che disperdono stelle e aeroplani. Le voci nei cortili che si chiamano – finita l’onda di pioggia – a ritrovare ciò che si era perduto. La grancassa delle case all’improvviso silenziosa. La ruggine antica dei cancelli. Il profumo nuovo che si spande. Ogni assenza si fa livida e netta. Nei canti degli uccelli si nasconde ancora l’ombra. Ma amo lo spiovere – ugualmente. Come fosse ancora la tua piccola mano stanca.

L.

Chorus #88

Pubblicato: 11 giugno 2012 in chorus

Leggevo Montale  e la terra tremava come sotto a un temporale. Si scuotevano le case come gli alberi del viale. Io avevo la mia piccola luce appena dietro al letto. Era tutto effimero, la tua pelle, il tuo dormire, la tua bella schiena bianca, la tua distanza da sogno a sogno. Quella piccola mano sotto al cuscino. Leggevo Montale e appiccavo incendi. Quella brace dell’universo, quel gorgoglìo di fiamma, per scaldarti. Per farti aprire gli occhi, nuda, come una salamandra alla ricerca dell’estate. Il gran chiasso delle stelle sui gradini delle chiese. Pozzanghere e rose sul tuo cammino verso casa. Ho spento la luce e la pioggia, nel buio, gridava il tuo nome. Fredda e veloce, scendeva verso il mare.

L.

Ernest Hemingway’s Blues

Pubblicato: 10 giugno 2012 in Blues

Ernest, non sono mai stato capace d’amarti. Ci ho provato, ma probabilmente troppo poco, con poca intensità, con la testa persa nell’amore o nella solitudine. Ti ho visto sempre come un uomo interessante, abbastanza pazzo da piacermi, che ha attraversato come il fuoco tutto il legno marcio del mondo, ma ecco, lì, sulla pagina, non mi hai mai allontanato dall’equivoco della vita. Ernest, ecchecazzo. Ora scopro che sei seppellito a Ketchum, Idaho. Fra due alberi, un pietrone santo a coprire le tue ossa mortali, a interrompere un prato. Vecchio ubriacone dal grilletto facile, Ernest, che ci fai sotto la pioggia dell’Idaho? Fra i coyotes curiosi e il tubo di scarico delle Ford. A luglio nascesti, a luglio il tuo gran cervello spalmato come vino sull’inutilità del mondo. Ernest, ho solo un libro, fra molti altri libri. Aspettami. Fammi spazio a Ketchum, Idaho. Fra il grido acuto dei merli e la pacatezza austera dei larici, lasciami penetrare stanotte nella tua carne mortale. Ernest. Hemingway. Fottuto pazzo scopatore.

(07/10/2009)

L.

 

Chorus #87

Pubblicato: 7 giugno 2012 in chorus

Il segreto del dolore nelle ossa lunghe delle nuvole. Guardavo stasera – prima del buio – l’omero stendersi fra la spalla del sole morente e la luce dell’est che era già putredine e non più mano carica di vento. Un uomo col cappello attraversa i giardini. E’ l’unico rumore che sento nel ronzìo dell’elettricità. I fiori immobili innervano ogni strada. Tacciono gli uccelli  come in quelle antiche primavere dove sapevi cosa raccogliere dal cielo e benedivi, benedivi le voci che chiamavano fra le campane delle chiese. Non resta nulla. Anche le nuvole si divellano, si disarticolano da ogni legge celeste, sfuggono dai tendini dell’amore. E’ solo caos – questa notte – e qualche promessa danzante sugli orizzonti rossi delle case.

L.

Chorus #86

Pubblicato: 4 giugno 2012 in chorus

Nessuna voglia di tornare a casa. Voglia di sedersi lì e godersi il tepore e gli uccelli notturni dei ricordi. Fateci caso, arrivano a frotte. Non ciangolano, cinguettano o altro. Saltellano, blu, tutt’attorno alla tua figura. Mi riportano a te. Davanti alla fontana, bella e un poco emozionata. Quando tutto sembrava possibile e avevi le mani gelide mentre sorridevi. Ma ho gli amici stasera. Ho cose passate che tornano. Si ride, si guarda il culo di quella bionda, ma è tutta malinconìa e impossibilità e commedia. Ma io ti rivedo lì, ogni volta e ogni volta ancora. Come un albero. Che fa fiori in primavera e resiste in autunno. Una quercia, che un bambino abbraccerà per capire quanto è grande il mistero. E il rumore dei tuoi passi. Dov’ è ? Non lo ricordo. Città Alta rimane immensa nel suo riflusso lunare. Da qualche parte il ritiro lascia evidenti le tue impronte. Le vedranno gli uccelli blu che cercheranno riparo dall’alba che arriva lenta. Io ti rivedo lì, bella e lontana, lontana, lontana.

(06/08/2009)

L.

Chorus #85

Pubblicato: 3 giugno 2012 in chorus

Io sono la terra di nessuno. Da dove si transita dall’isola dell’Ignoto a quella dell’Amore. Dove se vuoi c’è cibo e acqua e sole e dove se vuoi puoi restare. Dove se piove c’è riparo e se c’è spacco nella terra puoi affondare le tue radici e trattenerla. Dove puoi sdraiarti a veder le stelle e bere e far fruttare gli alberi da notte a notte, stagioni su stagioni in attimi. Puoi baciarmi, colpirmi. Puoi bagnare i tuoi capelli all’acqua dei miei fiumi. Percorrermi, fingere d’andare e sorridere. Restate. Sedetevi. Io sono la terra di nessuno. I vostri passi li sentirò piano piano svanire da isola ad isola ed io nel mezzo attendo derive impossibili.

(26/02/2009)

L.