Archivio per marzo, 2021

Chorus #1493

Pubblicato: 30 marzo 2021 in chorus

Devo fissare le immagini ormai: – per esempio – oggi sei venuta alla mia testa – perfettamente integra – le parole ti scodinzolavano in cerchio – la primavera era calda – e scivolavi come miele – da qualche parte dietro ai miei occhi. – Mi son detto – ti tengo lì – aspetta – non girare lo sguardo – non girarti tu stessa – siediti nel mio cranio e riposa dieci minuti – io torno subito – lasciami il tempo del pranzo. – Ma appena dopo mezzogiorno – eri già così effimera – tutta traforata di luce – cominciavi a disperderti leggera – le parole gocciolavano sulle sinapsi – e io ti ho perduta – dannazione – ti ho perduta un’altra volta – un’altra volta – un’altra volta.

L.

Chorus #1492

Pubblicato: 29 marzo 2021 in chorus

Si dice che le mani – siano le prime ad invecchiare. – Combattono – sorreggono – prendono la forma. – Le dita sanguinano molto: – sono la prima linea del cuore. – Tempo fa – mi dicesti che il collo di una donna – ingannava la sua giovinezza: – da lì s’ancorava la pelle – alla rotondità delle spalle. – Con te imparavo a riconoscere gli anni – a dargli una sagoma – come per un albero – un cavallo – un fiume. – Con te – ci si diceva delle nocche: – le mie larghe – difficili – le tue come l’argilla che lavoravi; – nel diventare – forse – come delicatissimi vasi.

L.

Chorus #1491

Pubblicato: 27 marzo 2021 in chorus

Da tanto e da lontano – s’accasano le solite ore – dove tu sei spezzato. – La materia del vivere – oggi sconcerta: – resta sotto un ciliegio – in primavera – perché ti si depuri il sangue – e ti si aprano le braccia come rami. – Dice molto – la stanza chiusa – la luce della mattina – e la luce della sera. – Le parole sono cani – che leccano il tuo volto mentre riposi: – lo spazio angusto del sonno – ci fa ritrovare. – Il lungolago si è svuotato – le torri dei santuari – dalle colline – spiano le onde basse – che si frangono. – Tentennano i giorni – su troppa giovinezza perduta.

L.

Chorus #1490

Pubblicato: 26 marzo 2021 in chorus

E’ straniante come un vallo – il corpo ripiegato – laterale – che dentro le ore tarde – s’affloscia a un destino – che di noi fa esploratori bizzarri. – Pareva l’estate passata – ancora dire – fra il grigio delle zazzere – che il vaso della rosa – fioriva e rifiorirà – sicuramente in eterno. – E tanto poi si è fatto – bucando l’ora dell’alba – che oggi restiamo a parlarci da lontano – in una trigonometria di voci – che fa dei sassi del cortile – il nostro timido deserto. – Tentare con lo sguardo – la luce – e pensare di dirci – nel sottobosco – poche parole gentili – e da costato a costato – lo scafo delle labbra – a basculare sugli arenili.

L.

Chorus #1489

Pubblicato: 24 marzo 2021 in chorus

Il giovane frate ci saluta – ha fretta di fermarsi poco distante – davanti alle grandi fotografie – che dicono tutto e che dicono niente – nel vasto piazzale bianco – che anticipa i campi delle sepolture – dove davvero ci si conta; – noi vivi si passa e si ripassa – con i nostri stupiti mazzi di fiori – che paiono già appassiti – al primo inerpicarsi del sole. – Le urne antiche – hanno la muffa del novecento – gli angeli scolpiti – si denudano nei marmi. – Il giovane frate – solleva una preghiera – dentro il vuoto assoluto. – Tutt’al di fuori c’è Bergamo – sparsa in altalene di fumi – dispersa sull’orlo dei crateri. – Da lontano – ancora si sente – il rotore maligno dei bombardieri.

L.

Chorus #1488

Pubblicato: 23 marzo 2021 in chrous

A saperlo prima – l’orizzonte bianco del corridoio – la calvizie – il triciclo – sarebbero stati pura esperienza – narrazione dolorosa – e stanze sterili. – La morte roba di qualcun altro – ombra sui fiori disegnati – pettegolezzo. – Io così – embedded – in una prima linea magrissima – ma destinato perfino – (poi) – a innamorarmi – e alla gioia. – E della rabbia – invece – rimane il segno nelle vene. – La cicatrice bianca – verminosa – che mi dice ogni giorno chi sono. – La voce di un padre – che racconta alla figlia – in un’altra primavera – e poi in un’altra ancora. – Non è per me – tutto il corollario della vita: – il lascito è il groppo in gola – la bellezza del tornare a casa – con mia madre – una volta ancora.

L.

Chorus #1487

Pubblicato: 21 marzo 2021 in chorus

Il tuo corpo è la tua tomba – e allegramente allevi vermi – sotto le ciglia gentili – i sorrisi – le nocche grosse – le unghie colorate – i lombi – le rotule – i bicipiti – tricipiti – reni – duodeni – ti tocca far sì d’esser vivo – o almeno tentare – civilizzando le ore brutali – sopportando le idiozie – il lavoro – l’infamia delle settimane – e se proprio devi – ficca l’amore nel porta fiori di bronzo – così che non si dica – (per carità) – che sei crepato da solo – nell’ombra umida di un abete stanco – e dentro di te sepolto – fottutissimo terriccio di sottosuolo.

L.

Chorus #1486

Pubblicato: 20 marzo 2021 in chorus

Il metano che brucia – stizza l’acciaio – dilata – e il fuoco non è meno fuoco dell’altro – che svestiva le legnaie adorne. – Il silenzio del non avere figli – ha un trauma d’appartamenti limitrofi – dove le famiglie crepitano nelle ore tarde – e i muri non bastano – non bastano mai – a questa sorta di pace chiusa – come di salamandre in attesa. – Si dice che nevicasse – qualche ora fa – nel sonno atemporale e gravido. – Si dice che qualcuno mi cercasse – in questi labirinti di scale – ma alla fine abbia ceduto – spossato da centinaia di margherite aperte. – La parola non è mai quella che si voleva dire – si spella in una muta continua – fino a evidenziarne l’osso – lo scheletro della vita – che danza – su una musica mai scritta – in una stanza mai esistita.

L.

Chorus #1485

Pubblicato: 19 marzo 2021 in chorus

Non sapevo – ne ero del tutto ignaro – tragicomicamente – sollevavo il pizzo della gonna – nel cantare frivolo – delle prime gite fuori porta. – Onesto – il mio imbranarmi – sulle nocche sdrucciole: – s’impara anche così – il corrugarsi degli occhi – nel gesticolare un assetto d’amore – sull’aria bassa e d’ali – e d’insetti e di calore. – S’accalca la memoria – che vien così facile ora – che la vita è lillipuziana – è così tanto il corroborare del ricordo – che su quella gonna – s’accettano scommesse – sul congedare il gesto alle ginocchia – o piussù – allo snocciolarsi dei fianchi – al ruminare pelvico delle dita – come bestie.

L.

Chorus #1484

Pubblicato: 17 marzo 2021 in chorus

La ragazzina – seduta nella pensilina – imbarbariva le caviglie; – lo smartphone piantato nel viso – come la bandiera americana sulla Luna; – la vita-alligatore – macerava una lacrima – nel lento dopo pasto; – il vento attorno – scuoteva gli alberi della clinica – butterati di germogli. – Il fiume di città – si smagrisce d’acqua – i sassi imbruniscono di alghe – nella chimica della siccità. – Torceva il bel viso un attimo – nel sibilo semaforico – i lunghi capelli sul viso – la solitudine di una panchetta nel folare costante – tutta la vita ancora in gioco – il motore a pieni giri di una motocicletta – sul lato destro della strada – le creste innevate sotto l’azzurro infinito – in una vicinissima lontananza.

L.