Nel vicolo rosso di Majakovskij. Camminare sotto le finestre del suicidio. Nel gutturale suono dello sparo, nelle cervella del suo canto che piove giù dal cielo di Mosca. Vicolo Lubjanskij, nello strisciare freddo della primavera della Rivoluzione. Negli amori di Veronika e Tatjana, nello spazio di ghiaccio della Moscova, i chiodi dei fiori attraverso la neve, crocifisso di terra per Vladimir. Spari e ali nell’ultimo Aprile dei poeti. Quel morbido dolce gentile dente d’ingranaggio dietro porte di legno e l’azzurro sopra e le nuvole rosa, le nuvole rosa, Vlado, e il delicato addio delle tue mani bianche. Camminare negli angoli dove i cani ululano Rivoluzione! Rivoluzione! E i tori avranno docili fucili d’organza fra le corna rabbiose. Come in quei sogni là, fra il Messico e New York. Trafitta dalla tua pallottola, la macchina del cielo.
L.