Archivio per settembre, 2011

Majakovskij’s Blues

Pubblicato: 27 settembre 2011 in Blues

Nel vicolo rosso di Majakovskij. Camminare sotto le finestre del suicidio. Nel gutturale suono dello sparo, nelle cervella del suo canto che piove giù dal cielo di Mosca. Vicolo Lubjanskij, nello strisciare freddo della primavera della Rivoluzione. Negli amori di Veronika e Tatjana, nello spazio di ghiaccio della Moscova, i chiodi dei fiori attraverso la neve, crocifisso di terra per Vladimir. Spari e ali nell’ultimo Aprile dei poeti. Quel morbido dolce gentile dente d’ingranaggio dietro porte di legno e l’azzurro sopra e le nuvole rosa, le nuvole rosa, Vlado, e il delicato addio delle tue mani bianche. Camminare negli angoli dove i cani ululano Rivoluzione! Rivoluzione! E i tori avranno docili fucili d’organza fra le corna rabbiose. Come in quei sogni là, fra il Messico e New York. Trafitta dalla tua pallottola, la macchina del cielo.

L.

Chorus #33

Pubblicato: 26 settembre 2011 in chorus

E’ stato come affondare la mano nella carne calda di un amore passato. Le saracinesche chiuse come ebeti occhi di metallo smorto nel piccolo vortice silenzioso della piazza. Una fontana, cosa di pietra antica, masso fra gramigna e altri massi, e acqua dagli scoli freddi della terra. E appena sopra, il giallo granaio di una chiesa, a domare, materna, il lento franare a valle dei boschi, le curve e le scale di lenti funerali, passati e futuri. I sentieri ingoiati dalle zotiche gole del ferro e del fuoco. Una solitaria salita immaginata battuta dalla pioggia nel prostrarsi di piccoli santuari. E lì, sui cigli, qualcosa che non è più nemmeno attesa, ma disperanza.

L.

Chorus #32

Pubblicato: 19 settembre 2011 in chorus

Resta nel freddo della sera, con il tuo scialle d’autunno, con le tue mani di neve. Rimani, scavata nel legno sotto le mandibole del cielo. Qualcosa forgiato sull’incudine degli scogli, fra la rabbia degli oceani e l’oscuro respiro della terra emersa. Un ritrovarsi e un morire nella nera carezza dell’onda. Così, ti prego, resta, nuda come ramo di rosa non fiorita. Attendi, nell’ansimo di animali notturni. Il calvo capo della luna, laggiù. Ma tu, non ti muovere, dovesse precipitare la poca luce che ci resta. Un fuoco di foglie di timo, accenderemo sulla morta stagione. Ma tu, rimani, come preghiera ripetuta, come mano smarrita.

L.

Chorus #31

Pubblicato: 17 settembre 2011 in chorus

Non è altro che un mondo freddo, quando l’estate muore. E’ una crepa nel silenzio dei boschi, un sentiero da dove non ti si vede più. Un salire negl’incroci lancinanti delle tue nude ossa, da dove pregare il blues nelle discese, poi, della tua schiena perfetta. E’ uno schianto, dicevo, una curva di eccellenti silenzi nel verde azzurro dei prati. Un rimbalzo di luna e di sole, sopra i picchi immobili di eterne montagne. E’ sedersi ad ascoltare la pioggia e laghi, stanchi laghi nelle larghe mani bianche dei ghiacciai. E’ un rattrappirsi negli angoli dell’amore. Nelle campane vuote dei paesi fa nido il vento. Nel precipitare affamato della notte urla lo strazio dell’estate. Orfani imploranti, gli occhi, rivolti ai passi lontani del sole. Gli amori hanno, ormai, il colore dell’autunno. Il mesto ronzìo del ricordo.

L.

Chorus #30

Pubblicato: 9 settembre 2011 in chorus

Dare una forma al buio. Una sagoma stagliata nelle ombre. Un incendio silenzioso, ossessionante. Una lunga ferita nella terra. Sangue, sangue, sangue. Uno spacco doloso. Un dolore nella tua Bellezza. Lo swing della tua luce al soffio del vento. L’aggraziata curva del sogno nel sudario di un caldo mattino. Scardinare con l’avorio rosso del tuo piacere ogni stupida maternità. Madri urlanti su unicorni imbizzarriti. E sponde, sponde a precipizio come lingue umide sulle strade. Bestie. Grossi cani neri affamati. E’ tutto ciò di cui il buio sa, stanotte. Come intagliare cartone colorato nell’amore in fiamme delle tue cosce. Un grido nell’afoso assopirsi di settembre. Una mano arresa nel sole nel massacro dei giorni. Addii.

L.

Chorus #29

Pubblicato: 4 settembre 2011 in chorus

Oggi è stato il giorno della pioggia sulle rose. Dei lunghi campi brumosi. Di curve strade piatte sotto le mani di automobili bianche. E frumento grano spiga e un cane bagnato nella via dei cipressi. E ancora frumento. Il suono che è come vento dalla terra piegata spezzata gola gravida di vino antico perduto germoglio perduta strada perduta lacrima negli occhi stanchi delle rondini arcuate frecce e cielo e pianura santa sventrata ripulita da Dio attentamente calda verde dolce moribonda che grida estate estate estate ed è solo pioggia pioggia pioggia sulle rose.

L.

Chorus #28

Pubblicato: 3 settembre 2011 in chorus

S’abbatte il vento nello straccio bagnato del cielo. Furioso. Porta pioggia dai pozzi neri di Dio. I giardini si scuotono nel verde-morte dell’Autunno. E’ un angolo di strada, una discesa, un’improvvisa svolta, fra i silenzi della Rocca. Ciottoli e incavi dove amore e amore è passato, in brandelli di baci e gonne rosse. E’ come fermarsi nella tua Big Sur, nella tua capanna di legno, nel poema dell’oceano, nei chiusi rimbalzi dell’eco, sul granito antico dell’istante. Chiudi le braccia all’onda scura, sospeso nell’affanno. E’ una circolare stanchezza ripetuta a iosa nell’esasperante lentezza della tua vita. Dentro e fuori la folla. Nella vittoria e nella sconfitta. Nella tua gamba d’amore bruno, la salvezza. S’abbatte il vento dietro al chiuso dei vetri, spezzando alfine i ricordi e schegge di luce, inutili al sole, domattina.

L.

Chorus #27

Pubblicato: 1 settembre 2011 in chorus

Il dramma delle parole: l’esilio. Il confino nella carne, nel punto più distante dall’anima. Le voci basse dei nervi, il bisbiglio dei pensieri nella trama ignota delle tue ossa. Lo splendore della luce nel quieto transito in settembre. Il calmo assentarsi del vento sulla bandiera dell’epica tua lotta. Il riposo. Lo stendersi in quel prato di ricordi, ad aspettar le stelle. Ma ignota è la strada del tuo fragile ritorno. Canti e ancora canti salgono, dal profondo e gelido anfratto dove scorre il tuo sangue. Nessun reale sogno calmerà la tormenta delle frasi. L’odissea pallida della rivolta, lo scaraventarti nell’autunno. Devi solo sedere, nel tuo miglior giaciglio e restare a morire, come un infermo, divorato dal verme vorace degli alfabeti.

L.