Non hai viso, hai solo fiori di lavanda al posto degli occhi. E mani grandi come querce. E gambe ferme nella terra. Cosce d’azzurro cielo di pioggia. E crinali e crinali di sentieri, gli scavi arcuati dei tuoi fianchi. Hai vetri di un verde spaventoso, madido risveglio di primavera, filtro di carne attraverso cui vedo la mia solitudine. Animali percorrono l’arenile della tua gioia. Quel fiume che incide i boschi come fosse il tuo corpo nudo a scivolare a valle. Strappi carsici e ponti in legno da sponda a sponda. Ritorni d’acqua e splendenti fontane e i salici tristi degli stagni. La lentezza della brezza è come ti muovi nell’amore. Quel fruscìo di fronde è la tua parola. Il tuo bisbiglio. Il tuo allontanarti fra le orme dell’estate. E il tuo viso è ormai perduto nelle fascine dei fiori. Solo lo spago del ricordo t’indora di luce.
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