Archivio per ottobre, 2021

Chorus #1638

Pubblicato: 31 ottobre 2021 in chorus

Non avrei voluto andasse così. – Il tuo lucernario è buio – l’assetto dei ninnoli – è marziale. – Di fronte – la casa d’altri – si è serrata nella pioggia. – Respira la collina – il suo dividendo di cielo. – Non ci parleremo nemmeno: – la bocca s’invola – come un uccello del freddo. – Sarebbe dovuta essere felice – anche la distanza – il dragare di luci – la strada. – Tanto vale – non avere voce – non avere mani – non avere corpo – fluttuare assenti – come alberi – che agognano la primavera. – Il lavoro non ha senso – e la speranza è poca: – s’alza nella mezzanotte – una saetta di festa – si spezza la vita – dove avremmo dovuto – ridere della morte.

L.

Chorus #1637

Pubblicato: 30 ottobre 2021 in chorus

Tutto bene, tutto bene. – La mezzanotte è vicina – e dopo si fa discesa. – I capelli sono tagliati corti – e non imbiancano: – mi chiamano ancora con un nome da ragazzino – (li ho uccisi centinaia di volte – nelle maniere più feroci.) – Insegna dopo insegna – si spengono i tabacchi – la farmacia – il benzinaio – il loculo delle campane – invece splende come una verruca – a capoverso di un dito. – Ancora un piccolo sforzo – un saltello sul trampolino del ricordo – il cloro dell’acqua – della piscina comunale – la pioggia sull’utilitaria – i chiusini otturati di foglie. – La lavanderia a gettoni – mastica. – Pneumatici bagnati – dissolvenze.

L.

Chorus #1636

Pubblicato: 29 ottobre 2021 in chorus

Oggi è stato un daffare. – D’altra parte – questa poesia – è un tampone di acqua e di sale. – Lo è sempre stata – con la sua vite – a ricongiungere – la drammaturgia del corpo. – L’attesa è per il nervo – che rinasca – e dica alla disperazione – e al muscolo – “fatevi di nuovo elettrolisi – e sutura”. – Il disossarci naturale – ha il movimento lontano – delle macchie di bosco: – sii gentile – con il mio pianto – sii gentile – con il continuo abbandono della terra. – Brucia il ceppo – nella prima nebbia – lungo la strada vuota – che porta a valle.

L.

Chorus #1635

Pubblicato: 27 ottobre 2021 in chorus

Il dolore è carne – la solitudine il chiodo. – Il diapason degli occhi – accorda il tramonto industriale – la periferia – la putrefazione delle tue lunghe cosce – i rami che dal profondo dei giardini – fantasticano di luglio. – E’ severa la ferita – ha un laccio di tendini esposti – una barchetta di ossa – sul lungofiume delle vene. – Siamo colpiti a morte. – La lunga metastasi dei fumi – s’arrampica sui tubi delle fabbriche – autunno scolora la tua bocca – con un panno di idrocarburi. – Tutto mi manca – ogni luogo – ogni persona – l’accetta larga del sole – mi amputa gli arti come tronchi: – cenere alla cenere – polvere alla polvere.

L.

Chorus #1634

Pubblicato: 26 ottobre 2021 in chorus

S’apre l’incendio del buio – a ventaglio: – dalle fondamenta della casa – dalle cantine di pietra – dai ninnoli dei lavatoi – dalle garitte delle grate – dalle pendici degli sfiatatoi – rimugina la fiamma – le vampe vuote delle scale – e ottenebra i finestroni – i portavasi vuoti – e sulle porte – galvanizza l’acciaio – schiocca il suo fumo – nella breve luce della sera che s’estingue. – Brucia – brucia – ogni cosa di te – il palissandro del tuo corpo – è divorato sera dopo sera; – nell’angolo le scarpe – il vestito usato – l’occhiale richiuso – l’anemone danzante della luce che resta.

L.

Chorus #1633

Pubblicato: 24 ottobre 2021 in chorus

Un colpo di tosse – fa per risalire i muri – tanta vita s’esausta – al limare monotono del buio. – C’è un compenso di corpi – negli angusti boccali delle stanze – s’agita il sangue nei bicchieri dei cuori – si fa festa in solitudine. – La tratta della razza umana – ha vasta la parola – da misteriose distanze – da incupite presenze. – Oggi si districa da te – l’angoscia della vita – e domani si rivende la speranza – al mercato segreto di una stanza.

L.

Chorus #1632

Pubblicato: 23 ottobre 2021 in chorus

Il tracollo non è visibile. – Il recinto delle arcate dentali – tiene la lingua lontana – dallo strutturare verità. – Le consente – tuttalpiù – la manomissione del fiato – in risata. – Il tracollo è un rimbombo gutturale – pesci che risalgono la corrente – da un esofago bucato. – Il cuore è una latrina – i polmoni sicomori. – (Spengo e accendo le luci – come se qui abitasse ancora qualcuno.) – Il biancore del tuo seno pesante – incastonato nel buio – la bocca che sugge. – Il miocardio – frigge nel petto – filo elettrico scoperto – e poi il sogno – ça va sans dire.

L.

Chorus #1631

Pubblicato: 22 ottobre 2021 in chorus

La tua voce mi attraversa – tentando appigli – al ruotare costante della mia. – Nell’anticamera – si è fatto il buio fra gli ombrelli – e la porta – rifrange la luna – sul silenzio del chiavistello. – Dici – ogni tanto – qualcosa – ma è più il silenzio a dire – che la parola. – S’allarga allora lo spazio del mio petto – si fracassa tutto di me – sezionando il sangue caldo – da quello secco. – Come siamo perduti – sfumati nel largo cielo di cobalto – migrati senza migrare mai! – La tua voce mi attraversa – come la ghiandaia sopra il camposanto – da un ramo all’altro della croce.

L.

Chorus #1630

Pubblicato: 18 ottobre 2021 in chorus

Di qui – si dice – che un tempo fu tutto un lago – una terra d’acqua – di paludi e di draghi – di cui oggi – si rinvengono le ossa – qui e là – nelle cripte dei santi. – Lunghi brani di costati – nello zufolo armonioso – dei devoti. – Gerundo – il lago – Tarantasio – il drago. – E dove – più sotto – s’elastica la statale – calibrando le rotatorie con le piene – faceva l’onda – il verso appenninico del mare. – Dunque – scalpita il somaro, ora – dove eroi dimenticati – menavano spade – e i camerlenghi dividevano Dio – dall’oro. – Dunque – sull’acqua, ora – si specchia paciosa la luna – e nient’altro – sulla pianura nebbiosa.

L.

Chorus #1629

Pubblicato: 17 ottobre 2021 in chorus

Domani sarà ancora – uno spiegare le ossa – come siamo fatti – come sopravviviamo. – Arrivare a sera – con il dolore al minimo – esseri senzienti – nella luce della cucina. – Di cos’altro dovremmo preoccuparci – fragili come siamo – l’irradiarsi del sangue – colma la solitudine dei divani. – Tu sei distante – il soggiorno brulica di scarpe – la luna cade come un coltello – sulla nostra gola ansimante. – Domani – l’idiozia – avrà invaso i campi: – ancora – la testardaggine del vivere – ci renderà tremendamente soli.

L.