La strada ha il fragore di un torrente in piena. Un acuto sibilo di corpi. Un liquido espandersi ai muri gialli delle case. Non capirai mai la sospensione degli sguardi o l’incauto muoversi delle mani o i fremiti delle cosce. Ogni cosa affonda nelle tenebre dei fondali. Resta come un relitto nella pace dei giardini. Curva s’estenua la resistenza dei larici all’ingombro degli amori. S’allaga anche il cielo di nulla. Si colma la luce di pioggia. Scivola la città sul pendìo volgare delle grida. Frana – frana – frana. S’accartoccia di cemento e sassi. S’inghiotte come fa il dolore con la vita. Singulta. E oltre – nella pianura che si stende – tu non torni. S’adagia la speranza come un vascello ferito a morte. Gli alberi spezzati dal piombo dei giorni. Le vele ai venti – bianche – come i tuoi seni. Si salva la tua bellezza nella pozza di una nuvola – che guardo.
L.