Archivio per settembre, 2020

Chorus #1375

Pubblicato: 30 settembre 2020 in chorus

Scommetto – che vi è una giuntura segreta – un ganglio – che porti questa vita oltre – che lasci che l’amore che mi davi in sogno – trabocchi e passi – come una scossa linfatica – nel trambusto grigio – del correre e penare – di questo limbo calcareo – entro cui disperiamo – nella sera – d’essere ancora ciò che siamo. – Non può essere netta – la separazione di una felicità – dall’infelicità dell’alba: – qualcosa che pulsi – come un altro cuore minuscolo – da insetto – ci deve esser stato donato – in gran segreto. – Non può – questo passaggio di tempo – cadere nel nulla – se noi – la notte passata – ridevamo felici. – Che sia – la solitudine – la chiave d’oro – di un’altra felicità?

L.

Chorus #1374

Pubblicato: 29 settembre 2020 in chorus

Si screpolano le tue labbra – e il tuo viso: – la morte asciuga – è il suo lavoro – si porta via il possibile – fruga come l’affamato – nei rimasugli. – Sei stato una terra magnifica e rigogliosa – e quando tutto nasceva – salivano i profumi – e le rose – e si frangevano le acque dei laghi – con dolcezza. – Quanto fiera e bella e serena – fu la vita dei mezz’anni – che ogni cosa pareva – esistere nella pietra! – Da parte a parte – ora – il cuore è traversato. – Ha ceduto un argine – e poi quell’altro – e l’altro ancora: – la terra che ero e che eri – è nel fondo sabbioso dei nostri occhi. – Si screpolano le tue labbra – e non è più un sorriso: – ti dico che la morte – non ha pietà di niente – e recide pure la radice – scavando canina – furiosa – fino all’osso.

L.

Chorus #1373

Pubblicato: 27 settembre 2020 in chorus

A quest’ora non c’è già più nessuno. – Si sono superati dei limiti – dove – come nell’ultima stanza di un ospedale – non c’è più nulla da fare. – Niente calma il dolore – e si aspetta – seduti sopra le proprie ossa – che qualcuno chiami il tuo nome. – Anche il piccolo fiume di provincia – ruggisce fra i sassi – dopo la pioggia – e fa fumo – nella protervia delle cascate. – Tutti hanno un’occasione – nell’arguzia della loro primavera. – Poi si chiudono qui – le speranze – e cento sono le case che attraversi – e cento sono le voci – che chiami – nei giorni – strappati dall’erba – come formicai – dati alle fiamme.

L.

Chorus #1372

Pubblicato: 26 settembre 2020 in chorus

Non conosco niente e vivo solo. – Ci ho provato intendo – con la vita – ma non ha funzionato. – Adesso è tardi; – troppi morti – giacciono insepolti. – Le chiese scorrono una dopo l’altra – tutte uguali e mute – dietro gli sterpi della statale. – Le lunghe insegne – sopra le grandi vetrate. – Le fioriere delle piazze – piegate dalle nuvole nere. – Non ne so nulla – vi giuro – del come si fa per campare. – Fallisco e fallisco – sotto strisce di cielo miracoloso – azzurrissimo e nudo. – Si sganciano le gru – nei weekend. – I carrelli depositano pietre – per nessuno. – La gelateria – era mezza vuota – e i cinghiali scendono a valle – lanciando bofonchi nel mattino.

L.

Chorus #1371

Pubblicato: 25 settembre 2020 in chorus

Dell’agire giusto o ingiusto – ci sarà infine un contare – il soppesare delle scelte – guardandoti le labbra – o se gli occhi – vedano oltre le mie spalle – nei sottoboschi – nei punti cardinali. – La mitezza chiara del perdono – forse – ti scenderà dalle braccia – come un vestito – o ancora – il granitico tuo sguardo – farà come la sera tarda – e addormenterà – la mia più piccola speranza. – Sei madre o boia – amante o animale affamato: – si fa repentino il ritorno – sulla strada di casa. – Che gesto – infine – resta – per fare ancora umano il sonno – se ogni cosa – nel caos – ha una fuga – e tremenda fa – del tuo cuore – una fiammella di candela?

L.

Chorus #1370

Pubblicato: 23 settembre 2020 in chorus

Io non ti sono distante affatto – sono un tuo muscolo involontario – e scatto – ad ogni transito del sangue – ad ogni edema sottostimato – che poi si liquefa nelle tue segrete cave – nelle ossa carnose del tuo bellissimo costato. – Io sono appresso alla tua bocca – alla nuda e cruda dentatura – e tendo la mia mano allo zigomo – che dal tuo cranio sporge – come per una carezza – sì – ma da una diversa angolatura. – Io t’accompagno – nei vitigni della tua schiena – e colgo il grappolo gonfio dell’uva – e di questa vendemmia – m’ubriaco e m’ubriaco – che di te – si fan calici da bere – nell’autunno che avanza – nel vino chiaro del tuo corpo – svaporato nella stanza.

L.

Chorus #1369

Pubblicato: 22 settembre 2020 in chorus

E’ una poesia di domande – quella che giunge – ventre a terra – dal primo fango. – Davvero c’è imbarazzo – oggigiorno – e il salnitro – si diffonde sulle case bianche lasciate vuote: – loschi personaggi – abbandonano i litorali alle prime mareggiate. – Si tormentano i pini marittimi – di una solitudine salmastra; – i cani senza guinzaglio – si diradano come navi – all’orizzonte di un lungomare. – Qui non si tratta più di amore – ma di pane raffermo e sedie a dondolo – e se c’è un canto ancora – un’argenteria in bella vista – sono riverberi del ricordo – da parete a parete – nella stanza. – E’ grande lo smarrimento – sopra le tue ferite – e la voglia del pianto: – l’artiglio si ritrae – la bestia non fa e domanda – e se non ha risposta – s’aggira per la casa – come in una gabbia.

L.

Chorus #1368

Pubblicato: 20 settembre 2020 in chorus

Come sono finito qui? – C’è un principio – che non ricordo più – e poi c’è l’attesa – che riempie questi giorni – che già domani – non significheranno più nulla. – S’intasca il piacere di una carezza – e pare tutta lì – la vita – arrossata di sole – gentile nella luce bianca – riverberata dal balcone. – C’è uno scambio di strade – l’abbrivio dei muri che cadono – la betoniera e l’escavatore – l’ottico che alza la serranda – il bus giallo. – Come sono finito qui? – Il cuore è poco – sotto il cielo d’autunno – e si rivoluziona il pianeta – nel buio più profondo – il niente avanza sul niente – come fa il mare pacato – nel bel mezzo dell’estate.

L.

Chorus #1367

Pubblicato: 19 settembre 2020 in chorus

La vita dovrebbe avere il ritmo di Art Blakey – quel RUMBLE RUMBLE RUMBLE improvviso – tutto batteria e cielo – e l’onda entusiasta dello stupore – che sale per le tue bellissime gambe – come lungo le assi – del palco del Birdland: – uno stacco e un assolo – il chorus che prende fuoco – e l’albero esploso – e RUMBLE RUMBLE RUMBLE – si scaldano negli sterrati – le fughe – e i sottobraccio – e da lontano – come un sax nell’ombra – ecco che salgono le nuvole – le une sopra le altre – a sospingere al sonno – gli animali e gli uomini – e nello scarto del ritmo – il tempo raro – del bacio rubato. – RUMBLE RUMBLE RUMBLE – Art Blakey – sì – che dava il ritmo al Paradiso – e ora quaggiù – si distingue il tuo camminare: – orchestre & tamburi – per l’attimo immortale – del tuo sbadiglio felice – e nel nervo della coscia – la musica che sale – che sale…

L.

Chorus #1366

Pubblicato: 18 settembre 2020 in chorus

Dove termina il tuo corpo – comincia l’autunno. – Nell’attimo dove ti volti e dentro l’ombra scompari – cade la prima foglia – dal platano vivo del viale. – Determini – della città – l’inconscio letargo. – Il Duomo rifugge dalla folla – e tutto si tace dell’omelia – che sfuma sui manubri – di biciclette abbandonate. – Anche se tarda – tace l’estate: – tu pensi alle cose future – e la sera sospingi – alle statue brunite – alle dolcezze del grano – sulle grandi pianure. – Dove il tuo corpo – più non scopro – lo scirocco non s’erpica ancora ai sottotetti – e di pioggia nei cortili – colma questo tempo – d’acqua e di luci – l’autunno – l’autunno – e la desolazione – delle voci.

L.