Archivio per ottobre, 2013

Chorus #205

Pubblicato: 31 ottobre 2013 in chorus

Non c’è il cielo – stasera. Le lune sono migrate in altre costellazioni. Ti ho perduto senza strappo alcuno – corolla di fiore spiccata via dalla vita – da un insetto – da un corpo caduto. Come un dente marcito – nella bocca di Dio. Poco rimane – da queste terrazze. Zitte fontane – leggere d’acqua – ingiallite di luce. Il pesante piombo che avvelena le pietre – sotto i muschi. I lavatoi – vuoti di grida – di mani – dei caldi di giugno – di belle gambe nel sole dei pomeriggi. Quanto inutile camminare. Quanta gioia all’ombra lunga dei tetti. Quanto azzurro sull’alta chiesa che domina – vuota – la pianura. Stasera non è cielo – è nulla – non è nemmeno terra – è voragine. Non è ombra – è pioggia – non è addio – è firmamento – scardinato – piangente – esploso.

L.

 

Chorus #204

Pubblicato: 25 ottobre 2013 in chorus

Tu hai questo risentimento della carne – il contrarsi tuo delle gambe – il corpo bianco fuso nella solitudine calda e luminosa: le spire dei letti schiumano sui prati – che attorno sono ombra su altra ombra. Hai come un ritegno – come una luna ferma ai suoi fusi – incapace di scontare le stagioni – nel suo vortice di luce. Hai un gancio di morbida infelicità – su cui appendo gli occhi – le catene delle vene – i nervi – la nuda tremante screpolatura della mia bocca. I morsi sono una muta di cani liberata alla follia delle cacciagioni. Non sei più nemmeno terra – acqua – un sapore – un ponte – (l’amore) – un costato d’archi d’ossa – niente – neppure una piega di pioggia – su questa tasca sfondata. Disumana – ogni notte – mi spicchia di te.

L.

Chorus #203

Pubblicato: 21 ottobre 2013 in chorus

L’ovale della piazza è vuoto. I suoi prati perfetti hanno piccole labbra di fiori. Si bacia ogni cespuglio con le ombre – le traiettorie dei cortei – le ricorrenze – quelle berrette rosa da bambino – le nebbie. Ai cipressi s’accostano le luci dei viali. Scrutano – gialle – ciò che scompare – ciò che ritorna. S’affannano i merli ai loro nidi. Il granito si fa oblìo – la pioggia – t’inumana alle dimenticanze. Attorno tutto tace – si spegne – si scolora di strada – appena un fanale s’aggrava nella disperazione d’ottobre. Si spinge nel buio – come un’alba feroce – un coltello – la tua schiena. E poi – ancora – ancora – trema il silenzio. Il carro delle musiche – s’arresta. Ristai nelle lunghezze- alle misure dei cancelli. Si schiantano foglie – appena oltre i pallidi cerchi – di una timida luna. E’ un gioco – un bimbo direbbe – è morte – che azzanna – diresti. A centinaia – le stelle – voltano lo sguardo – verso altre città.

L.

Chorus #202

Pubblicato: 20 ottobre 2013 in chorus

Riesco – da qui – a veder le tue montagne – (calme) – (silenti). La notte abbandona le nuvole sui pascoli scuri – ai prati – alla tua porta – alla pioggia – ai torrenti – all’occhio del pianto. La radice è gonfia – stanca – l’insonnia delle lepri – azzera la speranza. Devi spezzare il respiro – come una cima che muore – in una frattura del tramonto. Dimentichi il passato – il gorgo degli amici – il bianco dei letti: è tempo per l’amore – distesa nei silenzi – cerchi la sua mano – disunita dalla morte.  Ora – la strada – è uno scisma di corpi – un baccano – una volgarità di gambe. Un rosso ombrello – strappato dal vento – si fa riparo nella perfezione dei giardini. Cosa ti appartiene – quale nuda caviglia – ti reca ancora a me? Resta – come un uccello – ad aspettare l’alba! Fuggi – fuggi – nella schiusa bocca della terra – fai tana – riposa.

L.

Chorus #201

Pubblicato: 19 ottobre 2013 in chorus

L’estenuante fatica del rimanere fra i vivi. Le leve & le ruote di ferro & le fabbriche & i solchi del tuo volto & la lunga catena delle luci. Il paradosso del tuo sorriso perduto fra le verticali dei corridoi di linoleum. Negli sfiati urlanti sopra lo scuro monossido delle autostrade – grida – autoarticolati – puttane – niente niente – vuoto – svincoli – rabbia – pioggia (chissà) sulle case – fin dentro le tenerezze delle stanze. Barbaro ritorno – appoggiati ai morbidi fianchi delle chiese – ammansiti. Di nuovo volto a volto – occhi su occhi – labbra e condensa – dentro all’amianto – all’amore che mai costruimmo. Il maglio costante del buio – sputa – l’informe osso – il nervo bianco – il ganglio rosso – di ciò che siamo. In fondo alle ore – c’è lo sfondo di una scarpa – un tacco – un vuoto raffermo di passi – una cava d’insetti – dove giaceva – spalancato – il tuo amore – osceno come una voglia: povero corpo nudo – ormai dimenticato.

L.

Chorus #200

Pubblicato: 13 ottobre 2013 in chorus

Da sponda a sponda si tendono corde – come dai campanili di Rimbaud. Le cattedrali sono all’ombra dei castelli – appena sopra – l’urlo dei nibbi piange la prima neve. Lago – lago – sprofonda in tinozze di terra – in magnifiche rose – dimenticate alla stagione – erra e s’allunga – come uno sferico mare. Declivia – l’ulivo – con la sua armata di tronchi – muto – all’assalto dalle pendici dei monti. Basta un vento – un timido cane – a far argine alla battaglia – all’ascia –  a zittire l’atroce gemito delle spezzate lance. S’incardinano le barche nelle ripiegate vele. Così simili a uccelli bianchi feriti a morte dal sole – sopra la calma dell’acqua – giacciono – come marcite ninfee. Il cerchio delle nostre braccia – ruota – come una palude scossa da un grido – da un tonfo di pietra – come un animale affogato.

L.

Chorus #199

Pubblicato: 13 ottobre 2013 in chorus

L’impossibilità della tua bellezza s’accanisce come un’onda – morde come un cane – nelle poche luci della sera. Ogni strada è uno strozzo – un risentimento nell’addobbo delle tue vertebre – sotto la tua nuda carne – si chiude come una scala precipitata sul mare. Ha scranni di scogli – piccole meraviglie  di mani – come fiori marini esplosi nel sole. I tuoi seni rinascono a conchiglie vuote – residui di vita nei fanghi delle rive. Teneri giocattoli per bambini. Bianchi declivi erosi dalle fauci – argini alla lacrima – nella tua impellente tristezza. Cosa resta del tuo divenire amante? Delle estati colme di magnolie e rondini  e ore – infinite ore – nelle città che tanto odiammo. Scolmi di orme – ventri di pioggia – veloci cadaveri di nuvole. Sotto – il pallore della tua assenza – è una ferita di sangue – che goccia dopo goccia nutre le mie notti quasi insonni.

L.

Chorus #198

Pubblicato: 5 ottobre 2013 in chorus

Mi celo ancora fra ogni stanco braccio che mi porgi. Nascondo un poco il volto alla tua mano. Di stagione in stagione s’affila il cuore – si lisa – si baca come un frutto maltrattato dai venti. Si gonfia come una vela prima d’un naufragio. Sprofonda. Poi s’affranta l’occhio sotto il peso delle ciglia. Si cava e fa tana al caldo della tua bocca. Irride il tuo sangue – il tuo seno – l’umido tuo sesso. Dorme. Dormi. Scende come un curvo gancio nell’acqua verde del sogno. Pesca fra l’onda i cadaveri dei pesci – la spuma – la risata delle folaghe – la placida riva. Il maglio (lontano) degli amori forgia – stanotte – domani – nuove febbri – malattie – sbalzi di schiene bianche – addii. Cianfrusaglia – la chiami – questa mia disperata resistenza. Questo confuso tentativo d’esser uomo – s’invola – nei silenzi – che mai non cogli.

L.