Archivio per giugno, 2011

Chorus #11

Pubblicato: 30 giugno 2011 in chorus

E’ tutto davvero così sbagliato, amore? E’ tutto un mangiarsi e rimasticarsi anima, uccelli e fiori? E’ il solito “non puoi andare via” mentre il sole viene su, cigolando sugli enormi argani di Luglio? E’ davvero un qualcosa da occhi spalancati e mani in grembo nel buio asfissiante della notte? E’ solo la morte ciclica di Giugno, gente che lancia bottiglie nella spazzatura e la gioia degli aereoplani nell’amore della mezzanotte. E’ la solita ginnastica con brutte facce sudate per farsi trovare tonici dalla Morte. E’ l’incedere marziale nei viali bianchi della tua assenza. E’ tutto davvero così strano, amore. Rimanere qui, all’assedio della tua carne in fiamme e non trovare che la pietà degli sguardi a elemosinare pace.

L.

Chorus #10

Pubblicato: 28 giugno 2011 in chorus

E poi uno dice che star qui a guardare la notte dalla tua stanza è stupido e patetico. E non sa che ci puoi infilare le mani fino ai gomiti e toccare il culo alla prima galassia sulla destra. Mica sa poi molto, lui. Mica sa delle guerre, del sangue sul soffitto, delle sconfitte, delle partite a ping pong con il campione senza un braccio. E allora resto qui a dialogare con le stelle. E dei tuoi sorrisi non so che farmene. Portami una birra invece e chiudi la porta a chiave. Non disturbarmi con le tue storie tutte uguali, fatte di amori che non vanno, scopate in notti inutili, delle tue scarpe nuove. Io ho la notte, non vedi? Ho cose più grandiose da fare, contare i ragni e starmene seduto qui. La mia sconfitta è molto più bella della tua vittoria. Non lo capirai mai. Lasciami questo pianoforte, l’afa e l’ora tarda. E vattene. Devo cercare l’angolo di cielo in cui dormire e ridere e rinchiudermi.

L.

Chorus #9

Pubblicato: 25 giugno 2011 in chorus

Si vorrebbe essere dappertutto. Invece si guarda sullo schermo un insetto, curvo, esile, inutile. Luce bianca nel buio. Idee a bizzeffe. Vittorie e lunghe trame di scritti immortali. Accumuli la tua birra come un Charles Bukowski venuto male, di cui non hai la pelle e neppure lo sguardo degli Dei. Butti all rinfusa la patetica pantomima della tua vita come un cercatore d’oro la sua padella di stagno e speranza nel suo privatissimo El Dorado. Puoi restare nel buio a forgiare le tue parole come un fabbro di spada medioevale e l’onda delle auto sciama regolare nella civiltà impastata di fine giugno. E’ simile alla morte quest’ora notturna. E’ simile all’amore, la finestra. E’ campana a festa, Venere dietro alla Luna. Riconsidera ogni cosa nel crac osceno del carapace sotto al tuo dito. Riconsidera la vita, nel piegarsi dei cipressi. Solo una voce resta sospesa.

L.

Kaurismaki’s Blues

Pubblicato: 24 giugno 2011 in Blues

Cianfrusaglie di Boris Vian. Un libro iniziato e mai finito. Invettive sparse nella metà brillante del novecento. Sputi. Il lenzuolo azzurro e gli occhi di Kaurismaki, triste, sempre triste, agli angoli di Helsinki. Bellissimo libro, questo. Come attraversare ghiacci perenni danzando sbiechi sorrisi grandi come laghi. Sulla rotondità del mondo come fosse il tuo magnifico culo alle estremità degli oceani dei mie occhi. A capofitto in un’altra notte. Altra onda. Altra ancora. Nave bastarda, rompighiaccio di lame calde. Lasciami quest’oscura tela di poche stelle nel cupo rombo dei tuoi motori. Affonderò fra tutti i Vian del mondo ma tu non lasciarmi mai andare. Foss’anche tu fossi solo un grido, un fianco sanguinante d’amore.

L.

Chorus #8

Pubblicato: 18 giugno 2011 in chorus

Lo xilofono della grandine nell’orchestra di giugno. Il roboante avanzare delle nuvole sugli amori, sui gatti e i sui tuoi lunghi capelli scuri. Fuochi d’artificio ai punti cardinali di questa città. L’eterno oooohh della folla che aspetta trepidante l’estate. L’inciampo ad ogni passo. Gli squarci di luce nello spasimo doloroso dei cani. Un altro e un altro ancora. La strada tutt’attorno che fa cornice al tuo viaggio. Lo sciamare delle ore che ti riportano a casa, nell’assedio verde degli abeti, nell’oscuro muoversi dei prati sotto il soffio della notte. E ritorna la pioggia a serrare coi suo denti le tue lunghe gambe stanche. Non abbiamo silenzi a sufficienza per ritrovare i nostri sguardi. Non ci sono più angoli entro cui restare muti. E’ il trittico dei tuoni, a ridere, stanotte.

L.

Chorus #7

Pubblicato: 16 giugno 2011 in chorus

Se non ci fosse la tua mano, piccola, bianca, sarei  sul fondo a lottare con gli Dei, guardando verso l’alto. Se non ci fosse la tua luce, sarei in un’oscurità di voci, un abbaiare di cani, una foresta morente. La tua splendida solitudine è uno spacco in cui gettare rose morte. La grazia della tua fragilità è il vento degli uragani, un fischio di treno su rotaie di carne. Tutto il resto è rabbia, pugni alle pareti, fucili in spalla. Gli occhi chiusi all’amore sono i tuoi fiori che muoiono nelle estati più calde. Ci si conta, alla fine, nelle corse dell’autunno, nel vortice delle foglie, impermeabili azzurri e pioggia pioggia pioggia. E’ il solito clamore di una musica che va finendo verso l’alba. Il tuo corpo di carta volato via come ombrello colorato.

L.

disco: “Ramble At The Ryman”, Levon Helm Band.

River’s Blues

Pubblicato: 12 giugno 2011 in Blues

Il blues è salvifico. E’ il fiume che esce dagli argini e porta la vita. Sei tu che ti muovi nella penombra della luna. E’ il tuo pianto nella silenziosa assenza di luce. E’ il sole a picco sulla tua solitudine. E’ il tuo camminare & camminare nella polvere. Il blues è solo una corda di chitarra in un campo di cotone. E’ spegnere la luce per vedere meglio le stelle. E’ sesso guardandosi negli occhi. Sei tu che ti vesti la mattina mentre ti guardo sotto un lenzuolo azzurro. Il blues è temporale. Fango. Strada per l’amore. Un bacio sotto ad un salice piangente. Una sirena anti incendio. Il blues è una mano sul muro che scrive “Mississippi John Hurt vive”. Siamo io e te in attesa della pioggia. Un gatto seduto sotto ad un camino fumante. Il tuo fantasma, nulla più.

L.

disco: “Taildragger”, di T Model Ford.

Chorus #6

Pubblicato: 6 giugno 2011 in chorus

L’inquietudine dei cani nella cruda rabbia dei recinti. Guaìti. Vecchie facce blues che guardano attraverso la pioggia. Armoniche. Latrati alti e confusi. Campane a festa nel fango tumultuoso. Grossi cani neri con occhi bianchi. Crocicchi. Legno che si spezza ad ogni mostrar di denti. Gente in festa. Tu che ridi. Grossi cani neri che si muovono attorno. Lo spasmo dell’acciaio nudo e divorato. La carne della notte striscia sulla chiesa. Ombre di anime a cercarsi le mani. Latrati, guaìti, vendette.

L.

song: “House of The Rising Sun”, John Scofield.

Chorus #5

Pubblicato: 5 giugno 2011 in chorus

E’ come camminare su una spiaggia dopo una tempesta. Si sente ancora il suono delle onde che vanno a morire come soldati. Le urla alte dell’acqua alla conquista delle città. I segni della battaglia. Resti umani, rami e cadaveri di pesci. La mano calda del sole, il suo santo passare da dolore a dolore. Il cuore bianco dell’alba. La solitudine delle apocalissi nella fragile difesa del tuo volto. Resto a guardare ogni rosa volar via negli imbuti neri dei gorghi. Immobile, nella grande tragedia delle rose, ti ricordo.

L.