Archivio per febbraio, 2012

Chorus #63

Pubblicato: 28 febbraio 2012 in chorus

Spezzami le braccia come rami neri, voglio che tu sia vento sul buio del mio corpo e mentre piangono i cani tu mi liberi il cuore. Aprimi il petto nel sonno come una rosa scura  mai nata veramente. Estirpami come una radice dalla vita. Lasciami vuoto, uno di quei fiumi gonfi di pietre e scoiattoli e piccoli pesci argentati. Quei picchi scavati come mascelle che masticano cielo & anime & sole & neve & arditi piccoli uomini soli & stambecchi. Ecco – sotto – sventrami. Lascia stillare il mio sangue sulla curva della terra – nell’amore caldo dei tuoi occhi – aspetterò la primavera – assopito dalla morte – bianco – vivo.

L.

Cancer

Pubblicato: 26 febbraio 2012 in Blues

Era già tutto scritto. Bisognava restare lì, nel caldo delle finestre di Milano. (O dintorni). In quelle alte vetrate a guardar fuori altre vetrate. Nei vetri smerigliati. Nei corridori bianchi. Con una linea azzurra e un sole giallo, rotondo e col sorriso disegnato. La testa calva accanto al letto. Le lacrime sotto al neon giallo dei bagni. Bisognava testimoniare le tue urla, le tue piccole domande, le tue mani da ragazzina. E io non so nemmeno dove sei. Se fra una tomba o un’altalena. Sono solo fuggito cercando di essere qualcun’altro. Ma tu sei sempre lì, coi tuoi fiori al posto degli occhi e il tuo corpo magro e le tue domande lievi. E un giorno e un altro giorno, nel mucchio in fiamme del tempo. Ti vedo, attraverso questo fumo, stasera, davanti alla finestra calda di una qualunque città. Mi piace pensare che vivi.

L.

Digerisco Sangue

Pubblicato: 21 febbraio 2012 in Poesia

Digerisco sangue
mi sale nero fra le ossa
spinge nei luoghi della carne
e s’addensa –

Il petto è una casa
che tace agli sguardi
del sole la sua
segreta violenza –

L’ansa di una sponda
si colma
dal ventre s’imbeve
in silenzio –

Una mano di vene
mi stringe il cuore
come
un
piccolo
uccello
morto
morto
morto.

L.

Certi Tuoi Silenzi

Pubblicato: 19 febbraio 2012 in Poesia

Certi tuoi silenzi
sono come laghi di montagna –
specchi azzurri
calme acque
e attorno
gli inquieti sguardi delle cime –
pensose

così vengo
nel pudore della notte
ad accostarmi

(come il vento fa con i rami
nelle ore che non vediamo
nei pallidi
amori
dei gatti
fantasmi lunari
d’altra vita)

così ti cingo
con un velo di mani
e uso l’alfabeto delle stelle
per lasciare che il sogno
t’indori e non increspi
la natura
colma di cielo
che
sta fra il lago
e
il tuo sonno
lieve.

Certi tuoi silenzi
hanno voli e canti
che tu non sai
e laghi
azzurri laghi
fra la terra delle mie mani
e la violenza del sole.

Rimango
immobile
nella tenerezza
dei miei
occhi.

L.

Chorus #62

Pubblicato: 18 febbraio 2012 in chorus

Invidio  voi, poeti che non avete la neve, i lunghi campi d’erba, le canzoni e che avete gli amori come roghi nella notte, quelle stelle di montagna, quelle strade , quelle mani fra i capelli, l’alba piena di fiori. Io sono qui come un granchio, mani, spalle, gambe, in un gomitolo d’ossa sul limitare di un mare che conosco solo io. E voi che cantate, come schiavi dell’Olimpo, come timide foglie davanti alla primavera, che restate appesi ai suicidi nei giorni che passano fra i profumi del pane e le risate e la terra arsa dal sole e i cappelli strappati dal vento. Io sono qui nel sangue vivo del mio cuore, nella vendemmia dell’anima, nello scalpiccìo laggiù, appena dietro il sorriso rosso di un camino.

L.

Temo La Tua Solitudine

Pubblicato: 13 febbraio 2012 in Poesia

Temo la tua solitudine più della mia.

L’abbandono in punta di piedi dalla terra
l’agire delle tue mani sotto alla chioma dei salici
sui laghi indorati d’estate.

Temo la tua solitudine
più del mio sonno mattutino
questo tuo scavo profondo nelle ore
ove frammenti d’ossa ti conducono
agli anni della gioia e dell’incanto.

La temo così come un giorno di neve
un abbaiare irrequieto di cani
nell’inverno alto della montagna
lassù ti perdo nei sentieri del tuo ventre
mentre stilla Primavera
goccia a goccia.

Temo la tua solitudine più della mia.

Il granito rosa della tua statua
imbrunito dal calore dei tramonti
e l’angolo della tua bocca è cambiato
il taglio dei tuoi occhi
le nocche pallide delle tue mani
la pienezza dei tuoi seni

è il vento che spezza i tuoi fiori
e temo la tua solitudine
come adesso
il silenzio.

L.

(agosto 2010)

Chorus #61

Pubblicato: 12 febbraio 2012 in chorus

Una stilla d’alba si aspetta –  quella luce bianca fra le case – il sole si dice o comunque  la luce ampia del cielo – quei versi d’uccelli nella vaga assenza dei tuoi occhi – ti ho guardata ti ho guardata – allora – quella trasparenza del sonno – la confusione dei tuoi capelli – l’arco perfetto della tua schiena – ti ho guardata -nei secoli rimani – lungo le vie alle chiese – nelle salite agli altari – nel buio fatto di mani – come una sirena d’emergenza – come un’incursione aerea –  come un crollo di palazzi – rimangono solo scalini di granito – come la gioia spezzata di – Bill Evans – come passeretti – infreddoliti – nella neve – in febbraio.

L.

Chorus #60

Pubblicato: 8 febbraio 2012 in chorus

Mi alzo ogni sera a fatica. Mi appoggio al buio e a una piccola luce. Arranco. Cerco di districarmi fra i sogni. Agito le braccia come un pazzo. Scavalco la luna come si fa con un corpo. Larghi passi insicuri fra Sirio e Giove. M’affaccio dal cielo. Dirigo i temporali dove c’è più azzurro e spingo i venti fra i nidi e strappo le foglie rimaste e m’arresto poi sui tuoi capelli neri neri neri. Fermo i vortici e le pioggie. Ritorno sconfitto un’altra volta. Mai potrò gettare caos nel creato se tu ne sei il segreto. Le rughe alle mani segnano il tempo. Questi gesti condannano l’eternità a continui risvegli. E’ la pena dell’alba, da scontare domani a un altro domani e, forse, ancora & ancora.

L.

Chorus #59

Pubblicato: 4 febbraio 2012 in chorus

Il tuo coltello non mi fa più male. Entra ed esce come una folla da una chiesa. Attraversa il buio come fa la luna attraverso i vetri. Rimane sul gelido stipite della porta. Non credere: la poesia è la luce di un attimo. Il resto è vagare, amare, perdere, essere uccisi durante una carica, membra sparse e lettere a casa. Un lungo viaggio di ritorno fra il rosso acceso delle case. Si dice sia la notte più gelida dell’anno, quello strazio lungo dove ogni cosa lascia un’impronta, dove ogni affanno si scaraventa a valle come cascate di ghiaccio luminose e cariche d’amore. E’ inutile che provi a cercarmi, il buio è carne e io lentamente spingo il sangue e gli do vita, fino alla tragedia finale.

L.