I sogni ti gettano in lacrime nelle solitudini dei pomeriggi, sotto quell’antico sole a picco sugli orti. Nell’intimità dei sagrati s’avvicendano i ragni e i cipressi e i filari delle anime e l’immondizia degli autunni. Il risveglio in un gomitolo di fiato è un cercarsi le mani nella deriva delle nostre povere ossa. E’ un tenersi il capo nella moltiplicazione delle ore, nello scoccare della freccia del tramonto, nella lapide nera della notte. Ed è ancora sogno, lunghi tavoli di legno, argilla, ferro battuto e abbracci. Tienimi forte sotto gli uragani della Terra che nella sventura della vendemmia non ci sono più risa e giochi e ancora giorni ma incesti di rose e gramigna nei fuochi rossi delle sere di novembre. Per sempre, per sempre.
L.