Vi sono dei nascondigli – delle tane – uguali al bianco delle stanze. Forse il buio arriva prima ai vecchi pini – s’indora di resine – ramazza le foglie – e lentamente poi risale scuro al tuo piccolo letto. Spegne i boccioli d’ogni tuo adorato fiore. Indugia appena come una tenerezza improvvisa – uno scarto di tempo – un orologio che s’incanta. Ha un imbarazzo la notte quando ti sorprende. Si ferisce di luce – quand’appena coglie il tuo abbandono – il tuo pianto. Si creano assenze e assenze – sotto le trombe lunari. Il fragore delle tue ginocchia – il vuoto delle tue braccia – la vela alta dei tuoi seni – la curva rosa della tua scapola: la tua lontananza è una geometria – un’espressione – un calcolo – un dardo tirato dentro al caos. Lancinanti – intanto – lavoran – le ore.
L.