Carta stropicciata. E’ questo il suono che giunge dal buco di una casa – dall’inferno – da un verso di Montale – dagli ingranaggi dentati delle sue parole. La metrica incessante che s’insegue come acqua da alambicchi che cola nera in altri vetri e imbuti di cristallo e carcasse di anime. Gli zittii dei cieli che anneriscono nella fasce color del sangue dei tramonti – il perno della luna che si muove sugli oli delle incessanti piogge – meccanismi poetici d’automi passati – stregonerie per bimbi spaventati – morbida carne dove celebrare orgasmi. Appendini – stampelle – crocifissi di legno – dove spogliarti della tua carne e rimanere solo pianto – intruglio di sogni – rimpianti – vecchi libri – gorghi – lunghi imbrogli – vene che strozzano le tue fratture esposte. Piccolo cane smunto – negli angoli silenziosi dei viali – per una dignitosa morte – calma – secca – accartocciata.
L.