Io non suono jazz. Non improvviso. E’ tutto calcolo, con un po’ di cuore sopra. E’ prendere un po’ di notte in prestito, spogliarla e lasciarla bianca agli occhi ingordi dell’amore. E’ un teatrino ambulante di parole che bevono, urlano e fanno chiasso. E’ un po’ di leggendario Messico, una fuga sulle mie strade dove non passa più nessuno. Sono frontiera col vento dell’Oceano, bettole in cui osservare culi dondolare. E’ il già tutto dato, dovuto, il mistero osceno delle tue gambe. Il rimanere distante nei tagli di pietra delle vie. L’averti accanto nei davanzali tremanti dei tramonti. E’ crepare. E’ Neal Cassady fatto di benzedrina. E’ un sogno caldo nelle note di Lester Young. Non suono jazz, tesoro. Sono solo parole che come mani si aprono alle assenze.
L.