Archivio per aprile, 2013

Chorus #165

Pubblicato: 30 aprile 2013 in chorus

La spietata legge del crollo. I mancati equilibri delle travi. L’apertura verso il cielo infestata di gramigna. L’assurdità del tuo cadavere esposto al ludibrio dei giorni. Un’assolata morte consegnata alla gentilezza dei gatti. Ogni minuta cosa è un osso esposto nel mio solitario corpo. Ogni tua ruggine è rossa del mio stesso sangue. Tu ti stremi per una fonda pioggia che t’accerchia. Io mi scavo come i tuoi mattoni d’argilla. Mi svuoto ad ogni sguardo. Hai un altare muto inciso nella pietra. Un gancio di ferro che attende una bestia che mai più sarà. Sgravo i miei occhi nella speranza del cielo. Precipito la mia bocca sul tuo ventre come uno schianto di coppi. E’ una rovina il nostro abbraccio. Un’attesa di demolizione. Una ciondolante sfera d’acciaio che ci consegnerà al ricordo.

L.

Chorus #164

Pubblicato: 28 aprile 2013 in chorus

La condanna alla Bellezza è una dolorosa catena che ha anelli di luce e di buio. Disequilibri di ciminiere e fumi e lunghissime strade. Acqua che svanisce nei canali come da innumerevoli sorgenti. Un ampio cerchio che si chiude sotto la lontananza della luna. Una morsa di gambe che ancora ti prega e ti riafferma. E’ un rincasare d’animale smarrito. Un’anca che spiega a vela il tuo corpo. L’ampio viaggio di una barca che ha scolpito il tuo nome. Una tenda di pioggia che s’azzuffa con l’incipiente mese di maggio. Un pascolo lasciato brado alle bocche. Ascoltavo seduto la sera. Un bambino rideva e giocava con la ringhiera di ferro. Una voce di donna – una voce di uomo. Appena dopo, il frantoio del silenzio. Gli scalini vuoti nella tenebra grigia del marmo. Qualcosa sarà – pensavo – nell’improvvisa luce di soli futuri.

L.

Chorus #163

Pubblicato: 21 aprile 2013 in chorus

Non ho più parole – ho solo lo stretto sentiero della tua carne. Ho il silenzio della luce nello strappo del tuo costato. Il percorso solitario fra la gravità dei tuo seni e il tuo sguardo. La zoppìa dei mie baci fra le tue ossa in fiamme. Il lento pudore delle ombre che colma la distanza delle mani. C’è sempre una pioggia fra ciò che freme da finestra a finestra. Il bronzo della città che ci attornia. Ho il corallo delle tue vene nei miei malinconici approdi. E’ un canto – una preghiera. Una litanìa di labbra nell’eterno schianto notturno. Sei come una processione a cui accendo un vago cero. L’angelo ha il tuo volto fisso nella luminosa stellata della tua bianca schiena. Non ho più parole – ho il ponte spezzato sopra il fiume calmo del tuo amore.

L.

Chorus #162

Pubblicato: 14 aprile 2013 in chorus

T’immagino come un picco – una cima brulla fra le nebbie. Solcata dai nibbi e dai silenzi. Tanto vicina al sole e al cielo da non riconoscer più la terra. Ti vedo così nuda d’acqua e di fiumi – scavata dal tempo. Nell’immensa attesa dei secoli – spogliata di vita. Erosa da ciò che non fu mai. E la strada che chiamiamo amore s’inerpica attorno come una bianca scala. T’apre come uno spacco nella pietra. Mi concede lo sguardo dalla pacifica ombra dei tuoi boschi. La penitenza del tuo immobile occhio m’inoltra alle città sottostanti. A tutti quei suoni che t’adornano lego l’argento della mia solitudine. Lascio che la luna ti risplenda come succede nei tuoi piccoli laghi. Lascio gli animali tornare a te come fossero le mie tenere mani. La natura ti riveste nel suo drappo di luce. T’invento appena prima del sonno – fra i sentieri del nulla.

L.

Chorus #161

Pubblicato: 12 aprile 2013 in chorus

S’aggroviglia un temporale. Ha un suono lontano e stanco. Una lunga barba di nuvole distesa sul sorriso serale della città. Sopra il serafico transito delle automobili s’apre a ventaglio una pioggia rabbiosa. Si chiudono gli scuri cigolando sotto l’urlo del coprifuoco. Scompare la gente in piccoli lumi affrettati. S’alternano i passi e le mani d’ombrelli agitati. Gli amori rinchiudono come campanule fragili nell’addiaccio dei prati. Tutto anela a un riparo. Ogni cosa s’innerva di lampo. Il gatto pure non ha sguardo ma induce nella piega del suo morbido corpo. Pari anche tu trafitta. Come in attesa. Scalza e vibrante nel ghiaccio dello specchio rinchiusa. La tua schiena è arcate e arcate nella solitudine della piazza. Nel tuo sonno si fa posto lentamente l’azzurro dell’indomani.

L.

Chorus #160

Pubblicato: 7 aprile 2013 in chorus

C’è un ritorno. Una migrazione costante delle parole. Un cerchio di lettere che sta alle stagioni come l’anello di una povera mano. Negli anni diventano scure anche le stanze. Un divano è miserabile come una lontana risata. La finestra è una crosta sopra un cielo che non ha più colore. Le serrature scattano come lame di sangue. L’arazzo del pomeriggio s’allunga come un’ombra quando torni a casa. Nella calma ritrovi le voci. Hai ancora i gesti consueti. La tenerezza del vino che chiude l’ansia del tuo cuore. La delizia di un gatto che muove la coda. La sua piccola testa volta al segreto delle rondini. Questa minuscola vita che ancora ti rimane. Questo silenzioso bussare d’orti. Quest’amore in grani nel rosario d’aprile. Il cantico di te stesso ad ogni anno uguale. Feroce e dolce. Illuso.

L.

Chorus #159

Pubblicato: 2 aprile 2013 in chorus

Già la città illumina i campanili. Ogni cosa trama come a maggio. Il buio s’avvolge in una seta di campane mentre calma s’imbelletta la sera d’aprile. La luce ha il silenzio delle case che osserva. E’ una madre che dai terrazzi chiama al ritorno dei figli. Si sporge timido l’amaro dei tetti. S’incanta uno sguardo alla perfezione del cielo. Eppure il vento ritorna al suo cerchio di stagione. Nello spacco del bronzo ha cautela d’uccello. S’assonna in questa strana festa ma nelle invisibili musiche si concede una danza. Nelle piazze incaute in spirali s’affonda: accusa chi s’attarda. M’inerpico a Dio – dice – lassù lassù lassù nell’oscurità mi sgomento e ritorno! Tu taci nel sogno. Nella giostra dei palazzi t’aggiri come un piccolo orfano.

L.