Archivio per agosto, 2021

Chorus #1596

Pubblicato: 31 agosto 2021 in chorus

Si squarta – la poesia – come un porco. – Appesa – si dissangua – sopra la terra maestosa. – L’applauso dei presenti – ne sancisce – l’ottima riuscita. – Portami anche le interiora – le frattaglie – che non si butta via niente. – Si canta – si dice – si beve. – Le costellazioni – ruotano gli occhi – all’interno del cielo. – Mi piace la tua scapola nuda – mentre da lontano – si scopa il sangue negli scoli. – Ah, la poesia – non ha sofferto – ha il budello raccolto in un secchio. – Ah, la poesia – aveva il carrube della morte – nella sua bocca luminosa.

L.

Chorus #1595

Pubblicato: 29 agosto 2021 in chorus

Vi chiedo scusa – orizzonti di case – tabernacoli di torri – semplici spigolature di tetti – vi chiedo scusa – se tutto dei miei occhi – si è arroccato altrove. – Anche della mia bocca – delle mie spalle – del mio petto – vi sono ganci nel buio – che mi confinano. – Mi capita di rado – la lampara di acetilene – sospesa fra la luna e la casa: – lo spazio attiguo alla finestra – che si rischiara. – E se tornerò – a una specie di disputa serena – fra me e l’averti accanto – non sarà il passaggio mio ladresco di adesso – fra i paralumi e gli scuri – ma di te allora vorrò tutto – il fuoco – come luce – di nuovo disincanto.

L.

Chorus #1594

Pubblicato: 28 agosto 2021 in chorus

La voglia è del raccontare ancora di spazi: – librerie – piazze – scalinate – lungolaghi – memorie di te che ti allontani. – Cose così – semplici arredi e coni gelato – nello sciacquio di lago – del primo pomeriggio. – Stringhe alle caviglie – l’abito scuro – il cigno. – L’occhiata circolare – di noi che ci diciamo – senza mai dire – il traghetto pigro – che sfuma – da una riva all’altra – beccheggiando. – Oggi è un’allucinazione – tutto quel pudico amarci – il tuffo bianco del gabbiano; – oggi si ribalta – lo sgorgare dell’acqua – dal cielo alla terra – e io da solo – e da lontano.

L.

Chorus #1593

Pubblicato: 27 agosto 2021 in chorus

Domina la cecità – al posto dell’occhio di vedetta – del baricentro cardiaco – che muove il sangue – come un esercito in marcia. – Si fissa nella testa – l’argonauta ardito – che va nei tuoi pozzi – nei calanchi bui – nella ricerca vana di un inizio. – Il corpo ha già deciso: – sarà un addio calibrato – l’emanciparsi d’ogni muscolo – dall’osso. – Che fai – allora – nel cincischiare della mattina presto – dove di qui la speranza – di là l’infuso di sole – e altrove – il caramello colato dell’amore? – Si dissocia – il bel gioco della vita – e si fa scomposto il dolore – e sul non vedere – s’alza la gonna la parola – sopra la vuota dolcezza dei tuoi prati.

L.

Chorus #1592

Pubblicato: 25 agosto 2021 in chorus

Cerchiamo di essere felici – pur nello spellarsi delle cicale – in qualche strazio di prato – o la coda timida della lucertola – tirata a sicurezza – dentro la crepa del gradino – al mio passo quadruplo – stanco – sul passaggio che conduce da una porta all’altra porta – dove le cose del mezzogiorno – si rifiniscono – nelle ombre tiepide dei ripostigli – la lunga ferita della città – l’obolo della gente – che ha il daffare di un qualcosa che non sa – cerchiamo di essere felici – e qui – dallo stomaco – sbucano fiori di luce – viaggi – la dipendenza alla tua bocca – il tornello del corpo – a ciò che c’era prima – a ciò che ci sarà dopo.

L.

Chorus #1591

Pubblicato: 24 agosto 2021 in chorus

Il pulsare bianco di una TV – s’affloscia dietro le spigolature dei palazzi. – Lungo coccodrillo disteso nel fango – ad assaporare l’umido e il calore – sta il condominio assente – nel sognare breve di fine agosto. – Nonostante qui non sia periferia – (vi sono crocifissi e chiese in abbondanza – l’arteria della strada irrora tutta la città) – c’è un culmine di sandali e cani – oblò di giardini – e tranci di rami pesanti – suonerie di vento – sopra i copertoni muschiati. – S’accende la luce gialla – sul malcostume delle scale: – tu torni a casa – io scrivo. – C’è un’uguale tenerezza – nel non trovare nessuno – nel soggiorno – o nella poesia.

L.

Chorus #1590

Pubblicato: 22 agosto 2021 in chorus

La vita – tutto sommato – è semplice. – Una volta che hai riposto – i vestiti ripiegati – sopra una sedia – devi aspettare soltanto l’indomani – la striscia di luce curiosa – il campanile – lo zoppicare per la casa – il pranzo – il lavoro – la cena – casomai lo scrivere – e fare in modo – che tutto si ripeta senza troppi scossoni – senza ragni neri in giro per la stanza – senza particolari tragedie – a turbare il normale fluire del sangue. – Altro che il correre nei rifugi – per i bombardamenti – altro che la fame – la censura – i rastrellamenti: – la vita è semplice – addormentarsi e risvegliarsi – sotto la lanterna di settembre – semmai qualche morte sparsa – qui e là – come una sorta d’impiccio.

L.

Chorus #1589

Pubblicato: 21 agosto 2021 in chorus

Come ti potrò dire – che cento (o duecento) – di queste poesie – parlano di te? – Il verso inchioda – per sempre. – Tu sei il suo diapason – che si propaga nell’aria delle strofe. – Quindi – come fare? – S’abbarbica settembre – nella sua breve lontananza: – si presume – che non ti dirò niente – voltando lo sguardo alla strada – ai giardini ancora estivi. – Il tavolino a cui sederemo – avrà la falange dei primi freddi – il primo infilare di dita – nella polpa del sole morente. – Che roba gli anni – tesoro mio – ci hanno portato poesia – e nessuna consolazione.

L.

Chorus #1588

Pubblicato: 20 agosto 2021 in chorus

Diciamo dei morti – e passa così – il tuono dell’aeroplano – zeppo di vivi – sopra il nostro parlare: – si taglia la vita – con il coltello del pane – di qui va il raffermo – di là la morbida crosta – l’intercalare. – Si dispiace – dalla stanza – l’ombreggiare; – si china il cielo – sulla misericordia degli assenti – e di noi – c’è uno stanco palpitare – un rossore di mani – sulle nostre bocche amare. – Diciamo dei morti – la vita è camposanto e fanfare – e spesso – da qui – si nutrono più le ossa – che il saltimbecco solo – del nostro cuore – del nostro passare.

L.

Chorus #1587

Pubblicato: 19 agosto 2021 in chorus

Sbaragliano – nel buio – gli occhi che dormono – la moltitudine dei sogni – che s’accavallano per incantare. – Poi si solidifica – alla luce – la nevrosi dell’assenza. – Comincia da lì – dal pendìo scosceso della mezzanotte brillante – il gesto dell’alzarsi – del tendere le dita – del cuore che torna a regime; – forse – in quella luce – sguazzi anche tu – come ridendo nelle acque di un torrente; – forse anche tu – che mi dici “rivediamoci” – non sai degli anni passati – e che accanto a me – troverai la superbia – di una malattia mai curata.

L.