Archivio per giugno, 2021

Chorus #1554

Pubblicato: 30 giugno 2021 in chorus

Incontrarti dove l’ultima luce della città – confina il buio. – Nell’inarcarsi della strada – sotto la spinta dei campi. – Il luogo dove si fratturano le case a schiera – e il seme dell’asparago selvatico – inumidisce la notte. – Solenne – nello spingersi ondoso – del parking del supermarket cinese – è la luce ultima – intrisa di falene. – Ma dove sta – lo spegnersi finale – sotto questo carapace fumoso – incrostato di campanili di tigli – di lamiere inabissate? – Nell’infanzia – terminava la luce – alla latteria – nel germinare umano della piazza: – ma oggi si dirama – in un crogiolo di pertugi. – Le insegne – le piazzole – i take away: – s’insozza la campagna – la disperazione della luna – che fruga nel buio – fra la nostra costanza del non esserci.

L.

Chorus #1553

Pubblicato: 29 giugno 2021 in chorus

Nel pensare – si frantuma – l’ultimo episodio del corpo: – si alza nel chiarore lunare – il sangue più bellicoso – e disseta l’ora ultima – la più sola. – Il giorno è sfinito – le ultime barche veleggiano – in piccolissimi porti. – E’ dal bianco della tibia – che dice la vena – nell’addossarsi alla caviglia: – tendi con le dita – a un ricordo – e nella carezza – pulsa – il retrobottega del tendine. – Lo schiaffo dell’estate – alza i monsoni del sole. – Precipita a terra – lo spasimo del caldo – e fin dentro l’ultimo dei tuoi pensieri – le ossa si spezzano – proprio dove tu dormivi – esattamente dove tu – laconicamente eri.

L.

Chorus #1552

Pubblicato: 25 giugno 2021 in chorus

Le citazioni di Deleuze – per darsi un tono – per dire – “ecco la mia parola cade da altezze vertiginose” – e le lunghe spiagge portoghesi – la Normandia – il vino – “ecco l’esperienza rimbocca le mie frasi – e in fondo a destra – i miei capelli s’amavano con il vento – nei pomeriggi di Dover”. – Siete fatti di questo – di esibizione: – culi – parole – mammelle – le solite cose – che gettate in faccia al mondo – come budelli eviscerati. – Quasi tutta la poesia – ha la solitudine sbagliata: – il mostrare il petto – e fare a chi piscia più lontano. – Un ventilatore – la birra – una luce: – i filosofi crollano – (e le poesie) – quando (amore) ti giri nel letto – con il tuo bel culo illuminato dalla luna.

L.

Chorus #1551

Pubblicato: 24 giugno 2021 in chorus

Un giorno pagheremo – l’esercizio del diventare adulti – proprio come la città – paga il suo mutare – dilaniata dai cantieri – strappata dalle gru – e così noi – ci faremo metamorfosi – riciclaggio – e delle giovanili scorribande – si spezza il pane del tramonto – sul guscio nero dell’automobile. – L’educato pallore dei briefing – il lavoro svenduto come riscatto sociale – l’elemosina dell’amore deturpato. – Ah se pagheremo tutto! – La dolcezza dell’estate – diventerà matematica della circolazione – una spinta poi un’altra – nella misera speranza – di ricominciare tutto – in meglio – l’indomani.

L.

Chorus #1550

Pubblicato: 22 giugno 2021 in chorus

Le notti dell’estate – hanno l’agopuntura dei pianeti – in un’evidenza bellissima di schiene distese – nella postura cosmica del giorno – che deduce da sé – la sua piccola felicità. – (La vita è densità e forma: – dove si dirada – s’insinua la malattia – e il pianto.) – Dolce la luna incolta – cresce a cunei – indifferente – superando per l’eternità – l’acciambellarsi del corpo stremato. – (L’età è il vino conviviale: – se manca nel bicchiere – non ci sono né l’amico né l’amante – e l’asprezza della solitudine – nell’estate s’arrocca – come un cancro.)

L.

Chorus #1549

Pubblicato: 20 giugno 2021 in chorus

Se poi – di questi giorni – stramazza metà del mio corpo – sopra quel disegno aracnoide – che sono le tue gambe – e l’altro mezzo – deglutisce pranzi – nella sospensione pallida del mezzogiorno – quale tipo di carambola – deduce la vita – davanti a tutto questo orrore? – Non si fa sottigliezza per le porte – spiffero e guado – sbalzo termico fantasmatico: – di certo – la vita non esiste – sfarina dal buio – come neve. – Si canta – nella punta estrema del viale – voi e la vostra dannata libertà – voi e la cotenna della pelle nuda; – la tua bocca – dietro al mio orecchio – piccolissimo aeroplano in fiamme – poco prima della caduta.

L.

Chorus #1548

Pubblicato: 19 giugno 2021 in chorus

C’era – (sì) – un’onda sul tuo labbro – che mi mostrava – da lontano – i denti bianchi – e nel punto esatto da mordere – invece – era tutta carne – e schiuma – e abisso. – Se solo fossi stato – chiaramente – il tuo amante – o il tassidermista puntuale – della tua magnifica bocca – o tecnicamente – per lavoro – il tuo dentista! – Ahimè – di tutte le vite – non ho che questa – fatta di prurigine e attenzioni – misera e minuta – sancita per sempre – da una riluttanza testarda – alle convenzioni. – L’onda sul tuo labbro – specialmente quando ridi – dice dell’amore tutto – ciò che si deve dire – e soprattutto – non dire.

L.

Chorus #1547

Pubblicato: 18 giugno 2021 in chorus

Trascorrere in casa – il periplo di noi – tumefatti d’indolenza – uno ad uno passanti – sotto gli archi delle ore – e cambiando – come esseri lacustri – ad ogni raggomitolo di braccia. – Di questo m’invento una pace – che sia giullaresca come una risata – o erotica – perduta – fra la carne dei lombi – e l’ossigeno rubato alla tua gola. – La non necessità – del frequentare gente – il trittico delle ceramiche – sulla cornice scura della dispensa – il trapassarci i corpi – in una vacuità di spettri. – Non ultimo – il saperti a riposare – nella stanza accanto – sotto il libro aperto di Montale – e io che preparo la cena – inventando ogni cosa di nuovo – dal principio.

L.

Chorus #1546

Pubblicato: 17 giugno 2021 in chorus

Si denuda sempre – l’ora più sola dell’estate – tutta formicante di buio e di silenzi – e si fa ai piccoli rivi di pianura – con il suo bel corpo bianco – l’acqua alle caviglie – le rane – il desolare della luna. – Lo strappo nella veste – come un pertugio contadino – un lisciare di trebbie – un riposo ai casolari – e la catena del lupo – che ne delimita gli ardori – l’occhio stanco dei vitelli – il grufolare della porcilaia. – Soffia dalla collina – un vento di tronchi: – il tuo corpo bianco – è l’impero del mio sogno – dove la punta della morte – mi sfiora il cuore – tentennando sulla distesa del frumento.

L.

Chorus #1545

Pubblicato: 14 giugno 2021 in chorus

Si slaccia lo scialle – di una mezzanotte ventosa – e si torcono le strade del fondovalle – fra il bosco che non sa se è sveglio – o se riposa. – E’ ampia la sera dell’estate – s’allunga fra i barbagianni insonni: – l’unica dolcezza sono queste ore rimestate – questo rimanere da soli sull’uscio dei sogni. – L’ottovolante spento sulla raggiera della periferia; – ah, questa città ha il suo piccolo morire – da qui l’imbarbarirsi della via – e delle antenne – il lancinante frinire.

L.