Sei delicata. Lo hai scritto addosso che sei ciò che rimane dopo la pioggia. Resto seduto ad aspettare gli uragani, i venti più freddi, le urla dell’orizzonte. So che mi riporteranno a te ad ogni baldoria di nuvola. Ad ogni fuoco acceso nei bordi lividi dei tramonti c’è la danza fragile della tua distanza. Nello spiovere nei cortili rivedo le tue ginocchia al petto, poco prima della partenza. Un vaso di riccioli neri portato a prender pioggia nella tua ultima assetata estate. Lasciato agli amori dei gatti, alla pazienza delle mani. Sola, nel vorticare delle foglie, gli occhi al cielo, distante, morto, arreso. Sciami come madre e amante, sopra i miei occhi spaventati e dolci, nel tuo morire, nel tuo discendere a poco a poco come acqua alla terra. Instancabile.
L.