Archivio per agosto, 2011

Chorus #26

Pubblicato: 29 agosto 2011 in chorus

Sei delicata. Lo hai scritto addosso che sei ciò che rimane dopo la pioggia. Resto seduto ad aspettare gli uragani, i venti più freddi, le urla dell’orizzonte. So che mi riporteranno a te ad ogni baldoria di nuvola. Ad ogni fuoco acceso nei bordi lividi dei tramonti c’è la danza fragile della tua distanza. Nello spiovere nei cortili rivedo le tue ginocchia al petto, poco prima della partenza. Un vaso di riccioli neri portato a prender pioggia nella tua ultima assetata estate. Lasciato agli amori dei gatti, alla pazienza delle mani. Sola, nel vorticare delle foglie, gli occhi al cielo, distante, morto, arreso. Sciami come madre e amante, sopra i miei occhi spaventati e dolci, nel tuo morire, nel tuo discendere a poco a poco come acqua alla terra. Instancabile.

L.

Chorus #25

Pubblicato: 28 agosto 2011 in chorus

Lasciami ancora un istante. Un attimo solo nella tua austera solitudine. Un momento, nel vagare del tuo sonno. Salirò un gradino alla volta la scala della tua estenuante Bellezza. Lasciami restare su quella mano stanca, da dove io possa vedere la notte. Il ponte della tua schiena sopra la volgarità delle città. Arco di bianca luce nella moribonda danza dei pianeti. Tutto è fermo, le ruote del cielo s’arrestano con uno stridore di morte, sospeso il frantoio della vita. Ecco, resta. Così. Lasciami quell’ombra che resisterà fino al sole. Dov’era il tuo corpo c’è un vetro in frantumi. Terra in fiamme. Cani morti. Domani vi pianteranno piccoli fiori azzurri e ci giocheranno i bambini. Ma ora lasciami ancora un istante. Un ricordo da indossare come un cappello, nelle sere calde dell’addio.

L.

Chorus #24

Pubblicato: 27 agosto 2011 in chorus

Le bocche spalancate delle case ingoiano vento. Deglutiscono amore. I ganci della passione sventrano corpi nella morte lenta dell’estate. La città è una nave incagliata nella risacca della notte. L’orchestrina suona. Qualcuno fischietta “Autumn Leaves” nell’imbarazzo delle foglie. Qualcuno se ne va, nel silenzio dei copriletti, nel pianto delle ore. Sulle labbra dell’alba si è fermata la vita. Sospesa nel digrignare assurdo del silenzio. La macina incessante dei motori ti strappa le vene. Grondi anima come da cornicioni infelici. Pioggia di carne nel tuo improvviso addio. E ceste di grandi folle a raccoglierti. Paglia e infiniti vigneti, sulle tue colline, Cesare Pavese, nel vento di questa sera, nelle Langhe silenziose della tua assenza, nel precipitare del tuo dolore rosa.

L.

Pequod’s Blues

Pubblicato: 21 agosto 2011 in Blues

Il Pequod è affondato, Moby Dick ha vinto. Ahab è morto: ai pesci. Sei un cartoccio di birra nelle umide strade della notte. Affogare nella vita, agitando le braccia e le urla e va bene chiudi gli occhi e rimani a diventar di nuovo altra vita, rinascita e altre chances sprecate, aspettando ottobre. Coltellacci e sacrifici umani. Follìe che rimandano ai tuoi fiori morti. Resto a vagare così, nell’orizzonte naufragato nella notte. Il Pequod gorgoglia sotto al mare. I pesci esultano nelle ghirlande delle correnti. Ti fanno a pezzi, Melville. Non vali un cazzo, ora, sotto la tua lapide di marmo. Ci si danza, ci s’innamora ancora, si agganciano i sogni al vorticare del sole. Si resta nella pace della sera, nella conchiglia delle tue cosce c’è il caldo materno di un ritorno a casa. Da lontano sale il fumo dei gorghi, temuti e neri.

L.

Chorus #23

Pubblicato: 20 agosto 2011 in chorus

Le cose che si dicono e la tua figura nell’ombra a chiudere, nuda, le porte. Un blues in sottofondo. Da quassù rimane il precipizio del tuo languore, lo scivolare a valle della tua voce, il rotolare della passione come pietra lavica nel frantumarsi del vento. Ah, le parole che agghindano con la violenza degli anni il tuo riposare. Tutto quello che non si dice e non si dirà mai, rimarrà cantilena stanca nel torpore paludoso del più caldo dei giorni. Roba che morirà sotto la radice dei fiori. Parole sconsacrate dal cuore. Incensi d’immense chiese fatte di carne e amore e abbandoni. Scalpiccii. Calcinacci. Sudori a gocce di malinconiche stelle. Braccia infilate nel cielo a ritrovar la polpa oscura dell’addio. Parole come scuri sul collo rosa della tua stupita Bellezza. Tamburi di lunghi eserciti alle porte dell’Autunno.

L.

Willie Dixon’s Blues

Pubblicato: 18 agosto 2011 in Blues

Il blues s’intrufola fra le campane. C’è passione e passione. Splendore e splendore. Dio ti accompagna nel dolore, Dio se ne resta qui ad ascoltare il blues, Dio è un uomo in maschera che sgranocchia croccante. E’ un cane che piscia e abbaia. Un contrabbassista cieco che suona “The Same Thing”. E’ il tuo buio, dentro cui nascondi le tue lunghe gambe bianche. La tua luce rossa nelle lunghe camminate dell’Amore. Dio è il mondo che crolla senza un rumore. Campana alle cinque di mattina, che annuncia il sole. I tuoi grandi occhi neri sopra la banda che suona, da una stanza chiusa. Qualcosa che stringe le vene come un mazzo di fiori un pazzo. Dio, stasera, è Willie Dixon e afa e applausi e domani sarà una giornata bellissima e amore che muore e amore che vive e stringhe di liquirizia e cielo nero che si ciba di strade e urla e sudore e agosto, maledetto agosto. Dio è una mano che scava nelle terra alla ricerca del mare.

L.

Chorus #22

Pubblicato: 15 agosto 2011 in chorus

Sale il fumo di una sigaretta fra le ossa bianche delle case, calcinate dagli addii e dalla pioggia sbieca dell’estate. E’ un’ombra di schiena, la tua attesa chiusa fra il buio del Ferragosto e il tuo volto alla luce arancio della stanza. Scava nelle stoffe, il tuo corpo, nel languore pesante degli amori. Ginocchia come croci, sul Golgota perenne dei tuoi splendidi fiori. Passi nudi e sigarette. Cose che la vita non porterà più, piccole scatole d’avorio capovolte nell’indeciso gioco degli angoli. Il fragore del sole, la grancassa dei metalli, la parata dei colori, ancora ti troveranno abbracciata al tuo cane. E’ solo il mio respiro precipitato negli abissi d’agosto che urla per non svegliarti.

L.

Chorus #21

Pubblicato: 13 agosto 2011 in chorus

Una mano sul fianco e una nella notte e il jazz e il jazz che mi riporta ogni volta lungo le salite della vita e dei tuoi lunghi sorrisi e quegli strapiombi di alberi e ogni giorno che arriva che è conquista ed eresìa ed ulteriore pazzìa e solitudine e masticare e masticare e mordere e andare e restare per un poco ancora a immaginare i tuoi capelli nel vento e poi scendere da qualche parte e fermarsi e non poterne più delle strade e delle tue pallide spalle e resta quel profumo e quel vento e quel fumo di nuvole e questo respirare e respirare e alle mie finestre i gatti e gerani e i passi e lo scivolare lento e gli abbracci e ciò che rimane da qualche parte fra campanili illuminati come troie e le tue piccole mani e le albe e la morte e arriverà così illuminata a sera e azzurra e tutto finirà in un’onda più alta delle altre.

L.

Rollin’ Stone Blues

Pubblicato: 9 agosto 2011 in Blues

Camminare nel blues, come Muddy. Una lunga strada con il niente attorno. Alberi neri, come in un romanzo di McCarthy. Svolte sul nulla. Precipizi ricolmi di cadaveri. Camminare nel blues, lungo tutto il giorno. Sorriderti, per compiacerti. Voltarsi e riprendere la strada. Solitaria. Solitario. Nel tuo inferno non c’è spazio. Si sta stretti pure negli abbracci. Cammina lungo il fiume. Raccogli quei fiori bianchi, per nessun dove, per nessun motivo, per nessun affetto, per nessun tipo d’amore. Solo per strapparli alla terra, per far male alla terra. Crocicchi d’ossa nella lunga agonìa del sole. La tua bocca così vicina, così vicina, nella pioggia calda d’agosto. Solo un altro blues che rotola a valle nelle urla scomposte delle tue caviglie. Argini che cedono e laghi, immensi laghi.

L.

Chorus #20

Pubblicato: 2 agosto 2011 in chorus
Tag:

E’ tutta una questione di luce. Le ombre sono più reali delle persone. Nel cinema ampliano la profondità dei volti e dei gesti. Raccontano i silenzi. E così è, ogni notte, ora dopo ora. La tua luce o un’altra luce, o solo il lampo verde di un orologio. E’ tutto esistenzialismo e arterie. Il contrarsi e il dilatarsi del cuore. E’ anche solo essere di nuovo precipitati nelle parole, in quella cianfrusaglia di respiri che siamo diventati. Non è possibile, però, raccontarti questa luce. La distanza focale degli obiettivi, i trucchi. E’ solo un continuare come fosse grande cinema, ingoiati dai portoni grigi e neri di Murnau. Rami secchi nella neve dell’estate.

L.