Archivio per ottobre, 2020

Chorus #1393

Pubblicato: 31 ottobre 2020 in chorus

E’ così che si fanno abbaiare tutti i cani del vicinato: – rimarcando nello spaventoso silenzio – un fragore secco – un colpo di pistola – un suicidio – un parapetto caduto – un albero abbattuto? – O magari – si è sfilata dal perno – l’ultima persiana aperta – che della luce della luna – si beava. – O forse – dalla tasca – è scivolata la vita camminando – come piombo lucente – sul cemento. – Di quell’accolita di guaiti – ora si va spegnendo il rimando: – singhiozza invece – un uccello – sotto l’adipe di una casa. – Si dice che farà nebbia – come se fossimo campagna – e infilzata sui semafori – la solitudine si dissangua – come un grasso porco – fatto a pezzi sull’aia.

L.

Chorus #1392

Pubblicato: 30 ottobre 2020 in chorus

La mia gamba è cruda – e tiene l’altra parte del mio corpo – in un puntello d’impazienza. – Indicavo con l’indice – le ferite – tiravo con il dito sulla carne – la misura del bisturi: – si discuteva dei vent’anni – ma non ho molto da dire di quei compleanni – forse tu – ma io seguitavo a indicare – una vita altra – sotto il laccio dei legamenti. – S’allarga – nel tempo – l’ematoma dei menischi. – In questa rossa bocca di sguardi – è il colpo di tosse – a farci pensare alla sera. – La mia gamba è cruda: – per questo la tenerezza – ha sempre una speranza – quando dal nulla t’addormenti – come fosse un tempo santo – immacolato.

L.

Chorus #1391

Pubblicato: 27 ottobre 2020 in chorus

In pochi l’hanno capito. – I più – giocano lungo il fiume – nelle bellissime domeniche d’ottobre – fumosi i loro pensieri – come il montare dei cumulonembi – dalle chiuse lontane. – E ancora i cormorani – dicono del mare – che non si vede – ma non può essere distante. – E la gioia nella piazza – la domenica – nel timore delle cose di Dio – e l’obelisco – che ronza di bambini – come un alveare. – Due cani s’annusano – due amori si scordano le ore – due preti s’affrettano dalla sagrestia: – è il tempo del pranzo e delle cravatte – delle calze nuove e della festa. – Di questa vita si pensa e si dice – e da dietro la porta – ora si fanno solo le foglie – sopra quello che non rimane – sopra quello che non resta. –

L.

Chorus #1390

Pubblicato: 24 ottobre 2020 in chorus

Scavo intorno a me – mura di silenzio: – l’incavo dove tengo Dio – e i giochi. – Che si faccia in fretta – è una speranza – e a volte una di quelle preghiere laiche – pregate a caso – nel ruminare disperante dei passi. – A volte amo ancora – il fischio raro dei treni – che scavalca il borgo – come per miracolo: – mi dice di un tempo dei viaggi – d’una felicità breve – fra la campagna dei copertoni – e la periferia viva – nella pioggia. – E di un bacio – come per dire “ci sono” – sotto i castagni della stazione. – Non serve chiamare – non serve chiedere – non serve nemmeno lasciare la parola nuda a fornicare: – siete tu e il tuo corpo – e un’attesa insostenibile – e vana.

L.

Chorus #1389

Pubblicato: 23 ottobre 2020 in chorus

La distanza ci ammala – dove la malattia già regna – a stormi. – La nebbia stringe la corona degli alberi – e il latte della luna – da un cielo terso – rabbocca la terra. – E’ tornato il silenzio – ma allora era primavera – e adesso è quasi inverno. – Non so – se io e te – ci saremmo comunque aperti il petto – se avessimo saputo di questa solitudine. – Si fabbricano le ore con attenzione – perché nulla vada sprecato; – eppure i delitti li abbiamo già consumati: – ecco le lame d’argento – che dicono di noi più del sangue. – Ecco l’ombra bianca – portare la città – ad un tempo di pace.

L.

Chorus #1388

Pubblicato: 20 ottobre 2020 in chorus

Tossisco – in un punto imprecisato della notte: – ricordo l’eco – che da bambino – questa casa vuota faceva – ad ogni pungolo dell’operaio. – I miei genitori pensavano alla nuova vita insieme – misurando angoli e distanze. – Tutto era fragile e felice – anche il gatto – e dopo il cane – e poi ancora il merlo volato via – in un’arrembante giornata d’agosto. – Tossisco da solo – nel silenzio. – Mi giro su un fianco. – Il profumo del cemento fresco – i secchi bianchi e rossi della pittura – gli scatoloni con le radio a transistor. – I servizi da tè. – Tutto si posa – come una bandiera ammainata. – Il sonno non arriva. – Qualcuno avvia il motore di un’automobile: – dev’essere l’alba – ancora una volta – ancora una volta.

L.

Chorus #1387

Pubblicato: 18 ottobre 2020 in chorus

Che poi il poetare – se anche ti ci metti – è un lavorare di vanga – nel raggrumo della terra che si fa dura. – Mica sono fatte di angeli e filastrocche – le notti – e tantomeno gli ossi delle mani – non frignano di fatica – fin dentro alle nocche. – E’ caparbio il discollare – il certo dall’incerto – l’amore dal disamore – ciò che ancora dice – dall’assoluto nero del cuore. – E’ tutto un picchettare – la vena felice dell’incavo umano: – tutto per un granaglio – una parola lucente – un urrà nella pioggia che scende – l’abominio di un prezioso – nel turbinante formicaio – del mondo tristo e doloroso.

L.

Chorus #1386

Pubblicato: 17 ottobre 2020 in chorus

Sono amaro; – le mie braccia sono stanche – la mie gambe inutili – la mia testa escogita fughe – la mia schiena è eroica – il mio petto è desolazione – le mie mani puntelli – i miei occhi pastiglie d’acqua versata – lo stomaco spinge l’astio nell’intestino – il ventre caca e piscia – la gola non dice – la larghezza delle spalle – è il monumento alla fatica: – non parlerò mai più dell’amore – né – casomai – della fica.

L.

Chorus #1385

Pubblicato: 16 ottobre 2020 in chorus

Tornare ancora qui: – quanti siamo – mille? – centomila? – Ogni volta è una promessa d’abbandono – ma poi qualcosa dalle tue labbra – dal tuo sguardo – dall’ingenuo modo in cui sollevi la gonna – mi riconduce a quest’altra casa – più sicura e calda – da dove scompare la malattia – e il dolore s’accomiata – nel balzo chiaro del tuo bel volto. – Nulla sa di finzione: – il Cristo è denudato al freddo – che novembre incalza – fra le forre nude delle montagne. – La chiesa – ha la stessa disperazione – di quando mia madre mi ci accompagnava. – E lì accanto – sorge la casa – dove io salgo e salgo e salgo – perfettamente umano – gentile e eroico – ancora una volta – ancora una volta – a fare del nulla il calco – di una amorevole invenzione.

L.

Chorus #1384

Pubblicato: 13 ottobre 2020 in chorus

Il cielo è calmo. – Il freddo lo ha ridipinto d’azzurro. – Il sole lo asciuga – in tempo per la notte. – Forse anche il giorno – che si sbriga di sotto – cala per le strade del borgo – con passo bonario. – S’affida a una tregua – tutta la pianura – e fin dove svolta allo sguardo – nulla ha dolore – nulla muore davvero. – Stenta la paura – come un cane zoppo. – Gli alberi – dietro di noi – hanno tutta la bellezza dell’autunno. – Dove termina la consunzione delle foglie – s’aprono le Mura quasi a spirale – come in sogno. – Il cielo è calmo. – La vera casa – è dove la tua mano indica – la linea netta – dell’orizzonte.

L.