Archivio per agosto, 2020

Chorus #1353

Pubblicato: 30 agosto 2020 in chorus

Da qui non mi muovo: – resta la luna da sola – e all’altro capo – lampi muti – nell’imbuto dell’orizzonte. – Stanno le voci al freddo – e il vento mulina piccoli rami – nell’imbrunire precoce. – Siedo nella stanza – senza fare niente. – Sento la paura grattare i muri della casa – i tronchi anneriti dagli incendi – gli uccelli in fila sui cavi dell’elettricità – le porte chiuse. – Ho aspettato che te ne andassi – per non sentirmi solo. – Da una piccola finestra – t’osservo accenderti una sigaretta – nel sottopasso del condominio. – A un’ora precisa – s’accendono le luci nel giardino: – ha cominciato a piovere di lato alle scale – il vetro è rotto – la pioggia scivola accuratamente – di gradino – in gradino.

L.

Chorus #1352

Pubblicato: 29 agosto 2020 in chorus

Di transumanze pare già il tempo – ma così non è. – Vi sono ancora un pugno di giorni – prima che all’alta montagna – cada la prima neve sui passi. – E qui – di controcanto – la pioggia ha – delle salite – l’ostensione d’erba e di sassi. – La magrezza scura dei boschi – e il picco che s’ammala: – si fanno tarde le voci e qualche pianto; – si spande l’animale della sera – con la sua ala. – Ci si pente – nel tornare – delle cose non dette – delle cose non fatte; – presto sarà ancora il tempo dell’attesa – e guarda – all’assonnarsi del torrente – si sperde un paese – e dietro la curva svetta – la solitudine di una chiesa.

L.

Chorus #1351

Pubblicato: 28 agosto 2020 in chorus

Dove c’era amore – c’è uno squarcio. – Si è fatta maceria – la beatitudine. – Si è fatta pietruzze di lava e basalto – la passione. – L’amore è una civiltà del passato – dissotterrata per i posteri. – L’arredo rimane – e le portulache sprezzanti – hanno tutto della terra – hanno tutto di noi. – Si sforma anche il granito delle notti – e dove non lo diresti mai – si stacca anche l’oro del sole – dagli arazzi delle stanze. – Che calma – mi dico – nel passeggiare. – Che pace – lasciare i cani nell’erba – a tentare e ritentare. – In fondo – dell’amore – non v’è più che un sasso – una pietra – un ruzzolare di mura – degli orpelli – un luogo d’alveari – fra la ciocca scomposta – dei tuoi capelli.

L.

 

Chorus #1350

Pubblicato: 26 agosto 2020 in chorus

E’ solo la luna dietro le nuvole – la feritoia bianca – da dove passa lo sguardo e la rondine stanca: – s’allarga il giorno che finisce – come liberato dalle catene dei pomeriggi – e pare che tutto allaghi – dove il buio assorbe e mastica – il buio netturbino della distanza. – Si sfila di nulla l’inadempienza dell’ora – e cade come foglia secca – ancor prima di ottobre: – c’è un lascito di dolore – sotto il sole ancora caldo – una prurigine nascosta – in disparte – alle urla felici dei bambini. – I giochi sul confine d’agosto – la luce lunga sui morti: entrambi fanno di questa vita gli estremi – i bordi – e per i prati noi andiamo – divisi – e assorti.

L.

Chorus #1349

Pubblicato: 25 agosto 2020 in chorus

Se poi scruti i monti – come per accorgerti del lago – t’incalza solo una strada bianca – fra la macchia dei boschi. – E’ tutto in ritardo – costantemente – come se la vita fosse un fatto di minuscoli inciampi – dove la terra è ostinata – nel rallentarti. – Son successe già – la tenerezza delle campane – e il profumo del pane – e a sera – la codardìa delle mosche  – sopra i grandi barili d’acqua piovana. – L’incognita delle ginocchia – sotto il cielo stellato: – brunito è il collo – dai giochi lungo il fiume. – Se qui stessi – in solitudine – darei ai fantasmi – l’ultimo saluto – nell’ultima notte d’estate: – a breve – tutto sarà scuro e vuoto – e il silenzio – come un coniglio sul sentiero – farebbe suo tutto il paesaggio.

L.

Chorus #1348

Pubblicato: 22 agosto 2020 in chorus

[a Lorenzo]

Siamo tutti adulti – e a uno a uno saliamo le scale – che abbiamo già salito – in altre ricche notti di stelle. – Il grande specchio non riflette – ha una ruggine d’anni – sul suo cristallo: – eppure a lui – sull’uscio della tua stanza – chiedevi il consenso al nuovo giorno. – Si parano – le foglie dell’uva – verdissime. – Gli animali giovani – non comprendono gli addii – e setacciano col muso – i sentieri di trifogli gialli. – La morte fa immobile – anche i vetri rotti – il pentolino di rame – sul fuoco spento – le caravelle sui ripiani – di una Venezia sognata. – Deduco – dal trafficare – fra i cassetti e le ante – che della tua gentilezza – rimane un sole stanco – sul cotto del pavimento – a risalire il muro. – Che allegria beffarda – nello strozzo delle legnaie – a contare con le dita – ciò che rimane: – la morte è una puttana – che scende a valle – per ricominciare.

L.

Chorus #1347

Pubblicato: 20 agosto 2020 in chorus

Quanto – di questo quotidiano giungere a sera – ha di noi ancora – un camminare di sponde – sottobraccio a te – nel crepuscolare d’agosto. – Tonfo dopo tonfo – s’abbatte la città che conosciamo. – Le vie – i luoghi fioriti – i portici – le amate piazze – l’osso lungo dei muriccioli – gli scalini – la correttezza dei giardini pubblici – il teatro – il cinema chiuso – la fontana. – Ciò di cui scrivo – è miseria – cose d’accatto – pulciosità da soffitta. – Rovisto in me stesso – e mi spalanco come un morto alla terra. – Non resta più nemmeno il dubbio – sui sentimenti finiti – sulle tue mani alle mie tempie – sulla tua bocca vicina: – poca la parola – sufficiente appena – per l’indomani.

L.

Chorus #1346

Pubblicato: 16 agosto 2020 in chorus

Si è stinta l’ora all’ombra – e ormai è il tempo del ripensare – e dove si vuotano le strade – intraprende la notte – il mestiere del levigare. – Cara – non puoi tu essere – il sigillo di questa città – non puoi tu essere – la chiesa e la piazza – e la salita e la veduta – sui grattacieli tristi di Milano: – oh cara – ti basti questa luce – che scolora – di minuto in minuto – ti bastino – due o tre parole – da quassù – da lontano. – Il cervo occhieggia dal bosco – con soddisfazione: – la stagione è finita – nella colica di un temporale – la stagione tremenda – l’erba tumefatta – dallo zoccolo dell’animale. – Oh cara – s’accinge il lampo – e il vento è vento di fortunale.

L.

Chorus #1345

Pubblicato: 15 agosto 2020 in chorus

Se poi stai qui a bere – finisci per contare gli attici delle case di fronte – tutti accesi come rifugi – dove qualcuno cerca un po’ di refrigerio o scopa – o sistema i vestiti che non mette più – o semplicemente sta lontano – dalla famiglia opprimente – dai figli che non dicono più niente – dagli anni che cadono come neve – sullo spigolo nero della propria tomba. – Io – almeno – non ho ingannato nessuno – ho perso tutto ciò che importa – e non mi rimane più niente – ma so contare ancora le luci – e le falene che entrano nella stanza – e danzano un po’ – nella luce gialla. – Talvolta ricordo – i tavolini e le sedie di plastica bianca – ma questo avveniva nel giardino di qualcuno – e il vino caduto nell’erba – non ha dato alcun frutto: – il ciliegio – tende alla vita – come ogni estate – e la sua testardaggine – ogni santa volta – mi commuove.

L.

Chorus #1344

Pubblicato: 14 agosto 2020 in chorus

Ferragosto – aveva sempre sorprese – ogni anno ancora & ancora; – ridimmi degli appuntamenti – dell’estate al culmine della sua pace – degli aperitivi e dell’ultimo sedersi – sotto al pergolato. – Lo scendere per strade felici – e le lumache – pigre – ai sassi del fiume. – I calzoni alle caviglie – sotto l’esultanza chiara della Guerna: – poi sempre – c’è il ritorno a casa – la sera – la stanchezza prima breve – poi eterna. – Da basso – non giunge nulla – l’ombra della nuvola – vaga e vaga – nel cortile; – tanto dice la voce – che al volger del mezzogiorno – hanno solo le campane un rimando – e di quello spasso – di quelle anime calme – s’aggrotta l’aria soltanto – in un ricordo – in un improvviso contrappasso.

L.