Archivio per settembre, 2021

Chorus #1617

Pubblicato: 29 settembre 2021 in chorus

Ancora una volta – nello sbrecciarsi degli uomini – dentro il sisma del buio – ancora una volta – mi spezzo come un ramo – e vado per talea – a diventare altro – un mistero di radici – un capolino d’albero – appena vivo per una notte. – In certe ore – non abitiamo un solo corpo – e nella tosse notturna – il feto degli arti ricurvi – incuba un’altra vita – breve e incessante. – Poi nel mezzo del domani – tutto si dispone – come fa al solito la vita: – strade statali e campi – sole e pioggia – amori e disamori; – oh, ancora una volta – si riannoda il corpo solito – ricalcificato.

L.

Chorus #1616

Pubblicato: 27 settembre 2021 in chorus

Guardo ascoltando – e dell’angolo buio – conosco il pelo ritto del cane – che muso a terra – fruga i marciapiedi schiumanti – e da capo – nelle bocche aperte delle aiuole – ritorna il freddo – e il suo spettro vagante – e ascolta – ascolta – si distoglie una chiave – da una serratura lunare – e così pare il cielo – l’anticamera – con i suoi appendiabiti – e le riviste – e la vista di mezzo – sul balcone: – guardo ascoltando – l’animale del mondo – che respira – che chiama – che scende – e che risale.

L.

Chorus #1615

Pubblicato: 26 settembre 2021 in chorus

Dare una forma – a una serata di pioggia – quando provi – fra le foglie cadute – il soprabito scuro – e il mio braccio. – La città – moltiplica le luci – e il rondò degli ombrelli – circonda l’intimità di chi siamo. – Decade il verso del buio – come un animale sorpreso: – ti osservo camminare – e il bus risale il viale – come un’allegoria di mare. – Non siamo capaci – pur nella vicina lontananza – a ricamare – di questo autunno – un nodo d’acqua – attorno al nostro passeggiare. – La tenerezza – dice cose che non ascoltiamo – e appena dietro la chiesa – scompari – nella fuliggine precoce dei camini – stizza di settembre – rimando feroce a quello che non siamo.

L.

Chorus #1614

Pubblicato: 25 settembre 2021 in chorus

Tutti dovremmo – portare in bocca – come un dente – una poesia di Zanzotto – o di Ryzyi – e masticare il buio – come un cane il suo osso. – Di colpo – l’aria – avrebbe un sapore di fieno – e di neve. – All’improvviso – il palato – gusterebbe la luna. – La lingua cesserebbe la parola – e ritornerebbe nel guscio dei molari. – Che la poesia distoglie – l’amarezza della carie – il metallo del sangue – l’arcipelago grigio delle superstrade. – Saremmo un po’ più uomini – nella cenere della luce; – Zanzotto – Ryzyi – nella corona dei denti – che morde il tuo collo – e distrattamente – la vita.

L.

Chorus #1613

Pubblicato: 24 settembre 2021 in chorus

Il basso respiro dell’acqua – come da polmoni di morti – sotto i pontili – dissolti. – La cima annodata – sul perlustrare ondulante – degli scafi. – Da una balaustra – s’avvita un monocolo a gettoni – per fissare nell’occhio – l’isola che appare e dispare. – E’ cosa di bruma – oggi. – E’ cosa di poca chiarezza – di luce scagliata – attorno ai santuari montani. – E’ cosa di vita remota – sull’osteo-panchina – che buca la terra. – Trattenuti – (chi solo – chi a braccetto) – da questa malinconia lacustre – che strozza il tempo – come un ultimo pianto.

L.

Chorus #1612

Pubblicato: 22 settembre 2021 in chorus

Le termiti ci hanno divorato come legname usato – eppure passeggiamo – nella controluce del borgo – come due esseri umani adulti – che si dicono che in fondo – gli anni sono passati senza colpo ferire – che siamo ancora come quelli del mare – che tendevano alle prime burrasche dell’autunno – con la sapienza di una roccaforte. – E’ fredda poi la strada – che curva sull’eleganza del ciottolato – e il terrazzo che mi indichi – non ha più nessun calore. – Si sono spopolati gli anni – sono svaniti – e dove hai gli occhi – e dove ho le mani – è tutto un rosicare quieto – di termiti.

L.

Chorus #1611

Pubblicato: 21 settembre 2021 in chorus

Fa il lampione – come un regolo – una linea retta di luce – (o di ombra) – nel dispari delle piante: – sfiniscono – i particolari – l’occhio attento – la macina del cranio. – C’è stata una festa – clacson – fuochi d’artificio – gente che si teneva per le spalle – baci – gelati – saltimbanchi – l’orgia dei bruchi – al riparo delle foglie. – Defluita – l’umanità si sperde; – un bambino rincorre ancora il suo pallone – che una mano gli fa segno – da un portone. – Tenta il giovane autunno – il ricomporsi: – sulle nostre teste – sui nostri petti – sulle nostre voglie.

L.

Chorus #1610

Pubblicato: 19 settembre 2021 in chorus

La mancanza – si sfa – come il fioraio – che spina la rosa – il pescivendolo – la sfinatura del pesce – così questo tempo – fa di te – un’orazione lieve – una prismatura di luce bianca – un’orma sull’imbrunire. – L’età invoglia – alla serenità delle cose – all’ormeggiare l’impazienza – per stagioni migliori. – Si fa netta – l’ombra del sole – appena oltre l’uscio di casa: – il dolore è accettato – dove cantavi c’è un vaso di fiori – dove fumavi è scompiglio di lucertole – dove passasti – è silenzio di ogni sera – che si salgano o no – i soliti scalini.

L.

Chorus #1609

Pubblicato: 18 settembre 2021 in chorus

Non deve diventare un trionfo – lo spegnere la luce – e il dormire. – Dovremmo distinguere la felicità – dal verso metodico del gufo. – L’alabastro del sogno – sta come l’elefante-soprammobile – da qualche parte nella casa – immoto – duro – ineluttabile. – Diverga la vita – da questi penosi rifugi! – Non c’è salvezza – nei manti erbosi dei letti – dalle margherite dei bottoni: – soltanto i nostri corpi vivi – arrecano consolazione. – L’esile sospiro odora – di mezza luna calante – uppercut nel cielo sovrastante.

L.

Chorus #1608

Pubblicato: 17 settembre 2021 in chorus

La crepa – nell’aria – ha già un’evidenza di lampo. – E’ la luce bloccata nella pietra. – All’intorno – noi soli veleggiamo – sui mari delle stagioni. – Dunque – se guardi con attenzione – il tuffo della nuvola – s’ingrigia – mano a mano che sfrangia. – Il diniego – e l’aspettare – sono le case vuote della pianura. – Il dentro – le stanze rovesciate – le assi brunite dal sole – lo straccio dimenticato – sono tutto ciò – che ci siamo negati. – La crepa – ha una tana di ragno – e le nostre mani perdute.

L.