Archivio per la categoria ‘Uncategorized’

Esce in questi giorni di ottobre, la mia terza pubblicazione: “Checkpoints”, per i tipi di ZONA Contemporanea, editore genovese. Di seguito la mia introduzione e il link per chi volesse acquistarlo on line (Amazon, IBS, Mondadori, Feltrinelli..). Ricordo che il libro è disponibile anche in tutte le principali librerie.

Grazie mille, in anticipo.

“Quando, a distanza di un anno dall’inizio di quella che si sarebbe poi rivelata una tragedia per la mia città, Bergamo, mi sono ritrovato a rileggere (o rivedere?) le mie “fotografie letterarie” di quei tre mesi terribili di pandemia, ho pensato che sarebbe stato interessante il recupero di quel ristretto numero di “chorus” che ne hanno fissato su carta, come in un calco pompeiano, i giorni, le ore, le notti, le solitudini e, in misura privata e generale, le morti. 

Attraverso la mia opera, che è un continuo divenire, mutare, fissare, sbracciarsi, una perenne biografia degli istanti, che ha i suoi precisi confini nello spazio e nel tempo della scrittura, entro cui nasce e sta, non venendo più modificata, ecco apparire una visione pura di quei giorni, non mediata dal tempo o dall’esperienza.

C’è la città, ovviamente, che diventa tutt’uno con chi la abita, dove il suo dolore e la sua solitudine, diventano quelli di noi che l’abitammo e l’abitiamo. La liberazione attonita della Natura, che si trova improvvisamente padrona delle strade, dei cieli, dei campi. C’è la lontananza, che da tipico archetipo poetico, diventa cruda realtà, tangibile e fisica. Un resoconto in tempo reale di un tempo di peste.

Tre movimenti, tre mesi, quasi tre stagioni: l’inizio e la sorpresa, il lungo marzo tiepido, ventoso e cupo, e l’aprile che allora più che mai, fu “il più crudele dei mesi”. 

Venticinque “checkpoints”, come in quei giorni là, dove fermarsi e ripensarsi. 

Ho voluto aggiungere due postille, due “chorus” successivi, staccati da quei giorni, dove vivono le immagini di una città che rinasce e il ricordo di una persona a me cara, scomparsa per la pandemia, proprio nel cuore di marzo. 

Per “ridiventare gli uomini che eravamo / dieci minuti prima / di questo / improvviso / scomparire.”

Chorus #435

Pubblicato: 11 febbraio 2016 in Uncategorized

Niente riconosco: – ho metà corpo sui cuscini – il rimanente si disfa al sole. – Tutto – (insieme) – s’incarna al cielo – come un’unghia – e macera sugli orizzonti e le strade – la voluttà di altri corpi e le morti – tutte – che imperterrite – razzolano i cortili e i petti – con il consueto candore. – Si resta – in un’ombra – che è fiocco di luce e di carne – che pare dire – ci sono! – vivo! – ma è zitta come l’ora delle cinque – e piange gli amici perduti. – Non pare – nei silenzi – sentire che torno – lo scuotere del catenaccio che cede – non pare – alla luna – che sia maggio – e sotto – alla terra – s’incalzino gli amori – come un tempo: – temo – che sia solo uccello – sotto il tetto stremato – che pigoli come in pianto.

L.

Chorus #426

Pubblicato: 16 gennaio 2016 in Uncategorized

Ho la bocca dolce – mastico stelle – sul tetto di casa: – una ad una – allungo la mano – e colgo qualcosa di sconosciuto – vado a caso nell’universo – come fosse una pergola in agosto – e ciondolassi le gambe sopra un tavolo di plastica bianca – e intorno la luce e il caldo – bicchieri rossi colmi di vino – e sotto i pini – (in fondo) – chi si dà la mano – chi si bacia. – Chiudo gli occhi – anche se non c’è chiaro – e la vertigine ha la maniglia della luna – il gancio di Venere. – Non sono solo – ti dico – mentre scivoli nuda nella stanza. – Ho la bocca dolce: – m’assento – colpevole – all’universo – e trafiggo i tuoi seni – di stelle.

L.

Chorus #415

Pubblicato: 7 dicembre 2015 in chorus, Uncategorized

Dopo – in quel momento di luce – o di tenebra – verrei – io – a cercarti? – Appena dopo – (chiedo) – nella terra che si solleva – nell’aria che passa da un universo all’altro – nell’attimo in cui i miei occhi – si opacano al giorno –  e trapassano nella carne – come vermi – e di me – soltanto – resta un corpo – sotto a un lume – come frantumato – agli scogli – tronco marino – selvaggio corallo – e il mare denso – dove fu la mia stanza. – John Keats – con l’alabarda dell’orizzonte – e la pena della tisi – e la folla dei poeti – Ginsberg – Whitman – Neruda – lo stanco Kerouac – mi dico è un cammino – un altro – fra gli agrifogli e i cherubini – sarà – quindi – un calvario – un assalto – montagna dopo montagna – come fu qui – nelle assolate estati – dove i vigneti – si gonfiavano di mosche e di vino? – Saprà – il pallido me stesso – l’infermo insetto – giungere alle tue ginocchia – con un pianto – le mani alte a capirti – finalmente – la bocca – e a Dio – e alla sua frusta – ridere – dissolto – nel gioco dell’eterno – che ci attende ?

L.

Chorus #414

Pubblicato: 5 dicembre 2015 in chorus, Uncategorized

La notte – il sentiero – si divide. – In una via dai il braccio – all’affetto che rimane – e nel freddo avanzi – e nel tribulare delle luci – s’accantona l’aria – o quello che tramanda. – Tremano le cose – come un gatto – nel buio – atteso dai ratti. – Una risata – sgomita – nella città deserta. – In un altro luogo – vi sono scalini nel buio – e frigide campane – raggelate. – In un altro luogo – a fatica ti muovi – come un magro ragno – e la luna è una lucertola – che dal mese di maggio – aspetta. – Il bivio – squarta – come un’ascia – che cala. – Chi sei tu – che s’incanta – e davanti alla Bellezza – e agli occhi – cede – nella trincea – ricolma di sole? – Nella città che respira – t’allontani – e il fiato – mozzi – con parole d’amore – morte come fiori.

L.

Chorus #413

Pubblicato: 29 novembre 2015 in chorus, Uncategorized

Ho questa ossessione del corpo: – leva la benda della carne! – Mostrami se i muscoli – hanno la meccanica esemplare di Dio – la quieta radice fin dentro l’osso tuo più magro; – aspetta! – che nel cespuglio delle reni – voglio vedere che il sangue depuri – goccia a goccia – per tornar giovane nel tuo petto e alle tue anche – che sotto allo sterno voglio passare la mia mano – come una ramazza – sulle tue piume morte – e giusto il polso sulla mia bocca – bacio – mentre dipano le arterie – che avviti ad ogni respiro: – ho l’intenzione dell’amore – la dedizione dell’amante – nell’allinearti le scapole – alla volta celeste. – Quando la Via Lattea – dà il via alla rivoluzione della notte – ti ricucio senza una ferita – ti espongo nuda – alla scienza delle mie dita: – m’accollo le cicatrici – ti guarisco – regolo l’occipite del tuo cranio – alla frequenza esatta della mia passione. – Fuori – l’inverno – deve ancora arrivare.

L.

Chorus #412

Pubblicato: 26 novembre 2015 in chorus, Uncategorized

L’errore – fu – il grembo. – L’argano – sulle ruote di ferro – dilatò la carne – e il dolore transitò – come un suono – da te a me – e lo strappo aveva – inesplicabili pianti – (i tuoi e i miei) – e la festa della luce – applausi. – Contenermi – nelle viscere – ha portato a questo: – solitudine – malattia – rivolta – disincanto – paura – e poco amore – se non per la tua breve vita. – L’errore – fu – quella risata – in primavera – la finestra spalancata verso le montagne – la mattina – nell’ora del sole – e un canto. – Io che scivolo – nel turbine del tuo corpo – e affogo: – scheggia di piccole ossa – rotule e sterno – clavicola e denti – formato e sformato – nella sala bianca – fra i mazzi di fiori – che si sfogliano – minuto dopo minuto – alla loro morte – attesa.

L.

Chorus #411

Pubblicato: 23 novembre 2015 in chorus, Uncategorized

Raccolgo le spalle – le spiego come un bavero d’ossa – e la notte ha grinze di gelo – stritola e raggela – dall’alto della sua luna. – M’incuneo nel mio buio – come un ladro – che alla folla chiede strada – quando l’umanità è scomparsa – o dorme – o giace sulla schiena imbevuta d’amore – e il tramestìo del mio affanno – non ha ragione d’essere – se non duri campi di segale nera – e fossati. – Il sacco – m’accorgo – è vuoto di cose; – perché fuggo – rimestando la terra buia – il nero silenzio del sasso – il guscio di lumaca? – Davvero distante – dalle case – da quegli alti usci di ferro battuto – da voi che nel giro della luce – amate e vi amate! – Ecco – la fuga – non ha l’eroismo del passato – le pinacoteche violate – l’atto del rubare: – il mio – resta – un tentativo – una mediocre riscossa – dove la lama d’argento – s’agita a caso – su verso il cielo – nella pozza vaga delle stelle.

L.

Chorus #410

Pubblicato: 21 novembre 2015 in chorus, Uncategorized

Vedi – (stanotte) – ho riso – seduto nel silenzio – e il cuore palpitava per cose non mie – spingeva il sangue in fondo alle mie dita – e si preoccupava che il mio corpo – restasse aggrappato alla parete – alla grande madreperla della luce – compisse il suo giro completo – mentre ero quasi cieco – e fuori il vento – diveniva freddo – gelido – e picchiava la veneziana marcia sui vetri – con violenza. – Sono restato lì – pensando a chi avrei lasciato – alle cose ancora da fare – alle tue piccole labbra – minuscole come nocche – che non avrei mai più sentito sulle mie – e sorridevo – serrando le palpebre – come in mezzo alla città – da bambino – quando cercavo di nascondermi all’autorità competente: – il gioco inverso – ora – ha una conta – l’assoluzione dentro al petto – o la condanna. – Che sia breve – l’agonia – il saluto – o che la mia mano – torni calda – e che sappia – sul tuo viso – ritrovare gli occhi e il sogno – a nuova vita – e ancora un poco – ingannino – le bianche nubi dell’alba – le mie parole.

L.

Chorus #409

Pubblicato: 19 novembre 2015 in grotte, Uncategorized

La curva dell’anca – è un ponte – antico nella Storia – caldo nella solitudine – e nell’occhio che pensa – s’affastella di pietre – da riva a riva –  si tende ai terremoti – alla terra che vagheggia di fiori – alla bocca – che ha d’amore un pianto – al pugno che batte – che richiama – dietro i vetri – da fuori – e sulle ginocchia – sto – come in una disperazione. – Il mio corpo – si muove – e non si muove. – Ti trova – nel rumore – nel ruminare delle fabbriche – nella stanchezza della sera – in un sottopasso di superstrada – nell’elettrico entusiasmo del cielo. – Al ritorno – pare tutto semplice: – le scale – la porta che si apre – l’abbraccio – il collo bianco da baciare – gli occhi tuoi – bastioni – fra cui deporre la piccola flotta delle mie mani – sopra l’onda della tua luce. – E’ la festa dei Santi – la piccola testa che s’inchina – nella meravigliosa tua chiesa: – la vena alla tempia – ti denuda – e dove depongo le labbra – inizia il sangue – il passo dalla tua carne – alla mia.

L.