Aprire quel tanto che basta – la porta – e vederti lì – scalza – perché avevi fretta di venirmi a salutare – e non volevi perderti – la faccia di un uomo dopo il lavoro – e dopo le scale – che sapeva che ondeggiavi felice – nelle sue stanze – con il telecomando in mano – le borse della spesa sul tavolo – e i minuti che dicono quasi le nove di sera – il rumore del motore dell’auto che fa manovra – uno strappo più forte – il parcheggio – e quella specie di menzogna – del cucinare insieme – e poi scegliere di fare l’amore – per benedire tutti i dannati lunedì del mondo.
L.