Archivio per dicembre, 2020

Chorus #1433

Pubblicato: 29 dicembre 2020 in chorus

La poesia è una cortesia che si fa al tempo: – la bella scatola d’intarsi – per le lettere importanti. – L’ostrica viva – che serra le sue valve – nel profondo degli oceani. – Proteggi e vivi e ricorda: – soprattutto ricorda – indefessamente – la bruma dei prati – e le canzoni. – La parola è un chiodo – il cuore il legno che si lascia penetrare – ed è da questo amore – che proviene il dolore – e il sangue della resina. – Il passo fu etereo dunque – così come l’abisso del tuo volto: – sì, se avessi saputo – mi sarei seduto sotto l’albero del tuo giardino – e non me ne sarei mai andato.

L.

Chorus #1432

Pubblicato: 27 dicembre 2020 in chorus

Si fa così – di lato – di rimbalzo – la luce – quando nevica – e nella casa solitaria – si fanno d’ossa i muri – come se contenessero un respiro di toraci – e gli interstizi fossero la pleure – di un corpo arreso all’improvvisa pace. – E il riparo dei tetti – le mani nere dei cornicioni – oh come si sbraccia la misera città – come si cerchi d’acchito il cuore – nel giocare nevoso dei lampioni! – Succede – nell’inverno – la sferza del gelo – come succede – fra noi – l’assenza delle voci: – cade il silenzio come un velo – e tutt’attorno – sui monti – imbiancano le croci.

L.

Chorus #1431

Pubblicato: 26 dicembre 2020 in chorus

Stai calmo – mentre ti muovi – nelle secche della notte. – Stai calmo – mentre tossisci. – Tua madre – è in posa – in un porta fotografie: – pare che abbia vent’anni – e ha un sorriso triste. – Tuo padre – invece – non guarda a nulla: – pare che sapesse già tutto – glielo si legge nel viso scavato. – Stai calmo – è solo il tuo cuore che batte. – Stai calmo – ci sono uccelli che non dormono la notte – e si chiamano l’un l’altro. – La casa è gelida; – la tigre d’ebano – ha denti affilati.

L.

Chorus #1430

Pubblicato: 25 dicembre 2020 in chorus

Tu dici che ancora – quella giovinezza – s’aggrotta come uno sguardo di peccato – quando non sapevi – fra i punti focali dei ragni – sulla loro resina bianca – che nell’oltre della luce – c’era un mondo d’orti. – Fra quella terra smossa – infieriva il grillo talpa – e il gallo senza testa – vagava ubriaco di morte: – poi avveniva – la domenica – la gioia dei raccolti. – Non fu mai peccato – l’ombra presta di giugno – il primo temporale – l’affondo della tua mano nella mia: – i nostri corpi – avevano la bianchezza della nascita – e gli occhi – (oh gli occhi!) – dimenticavano in un istante – l’accumulo delle sere – il sacrificio del coniglio – l’elettrico cavallo della notte – Ronzinante.

L.

Chorus #1429

Pubblicato: 24 dicembre 2020 in chorus

Con gli anni – il Natale – striminzisce – e si smagra: – dipende quindi dal cielo – la dolce infanzia nella neve. – S’imbastisce allora una farsa: – la città si fa di cartapesta e luminosa – e al di sotto – la gente è rogna – e bellicosa. – S’incanta di niente – l’occhio del bambino. – Tenta – il santuario – qualcosa: – la campana suona – dalle prime ore del mattino. – E ciò che batte – alla luce del sole – non è affatto l’ora familiare: – è la distanza e il vuoto – e la voce distratta – da finestra a finestra – del buon Natale.

L.

Chorus #1428

Pubblicato: 22 dicembre 2020 in chorus

E’ di qualche ora fa – l’ultimo sorriso – seppure il luogo non era adatto – a una qualsivoglia felicità. – Ora la nebbia allaga – ciò che il corpo ha salvato dalla malinconia: – le paratie sono alzate – avvisa la sirena dell’allarme – il superamento degli argini. – Di tanto in tanto – anche su questa pianura – vi sono grandi navi d’uccelli – a salpare gli orizzonti dritti (e i cieli): – c’è come un baccano d’acqua – anche dov’è solo terra nera. – Dicevo dei sorrisi e delle sciocchezze – ma nella sera è la distanza che si fa ampia: – i morti riposano sereni – i vivi – nelle case – non hanno più pace.

L.

Chorus #1427

Pubblicato: 20 dicembre 2020 in chorus

Di ogni transito di luce – manca il corpo. – Chiusi nella chiocciola – respiriamo la cenere dei muri. – Nell’erba fredda – in ciò che ne rimane – la pioggia di domenica scompare: – la Morte è gravida – e fra pochi giorni è Natale. – Si stringono dalle pareti – le mareggiate di buio – dentro e fuori è tutta tempesta – dentro e fuori si smangia la terra dove vivi. – E’ questo tutto ciò che volevamo? – Stare nel terrore dell’attesa – il dardo che scocca o non scocca: – è esattamente qui che manchi – nella profusione della tua carezza. – Stinge questa sera – d’un abbaiare – e il resto è stanchezza.

L.

Chorus #1426

Pubblicato: 19 dicembre 2020 in chorus

Per Alberto

Si apre a ventaglio l’ora delle possibilità – batte la luce dietro gli occhi chiusi – e muore in lenti lampi – e tu t’attardi a riposare – e si seccano al gelo – gli alberi e i campi. – Dicembre si è preso un’altra vita – d’una tragedia colmata d’anni e riluttanza: – tanto immobile tu resti – tanto l’onda bassa del morire silenzioso – frange gli ospedali – in lontananza. – Lo so – in questo formicaio – dove sono solo – dove buco la terra dura – in cerca di conforto – la parola non ti è cara – non ti consola – e tu sei morto. – La calma del mio corpo – il mio sguardo angusto sul domani – le piccole cose messe in fila – non salvano niente – né il mio cuore – né le mie mani; – brulica ancora il tuo sangue fermo – il tempo avanza – tu non rimani.

L.

Chorus #1425

Pubblicato: 18 dicembre 2020 in chorus

Le persone semplicemente scompaiono – (o scompaiono semplicemente) – non dico ingoiate dai loro riluttanti cadaveri – ma proprio così – in vita – come antichi laghi salati – di cui rimane un’impronta – l’archeologia. – Di questo strazio – non ci sarà mai fine – e ogni volta che ti tocco – che ti dico all’orecchio una scemenza – io so – che avrai all’improvviso – dell’ombra la consistenza. – Il giorno ha esaurito – il puntale del sole: – il tempo è questo e solo questo – e dove sotto vive la città – io ti ho perduto – e della forma del tuo corpo – nulla rimane sopra i letti – e sulle mani – e sui cristalli di luce della brina. – Solo l’inquietezza dei cani – la mattina.

L.

Chorus #1424

Pubblicato: 16 dicembre 2020 in chorus

Oggi ho avuto più cura delle mie felicità – che nei confini del corpo – ancora portano te come memoria – e ancora non sanno. – Mi sono seduto – e per quell’attimo mattutino – tutto sole opaco – e metano in fiamme – mi è parsa la vita – d’una dolcezza nevosa – dove si schiera la luce – e si moltiplica infranta – sopra i campi più bianchi. – Niente era assente – tutto era luminoso.

L.