Archivio per 4 ottobre 2021

Esce in questi giorni di ottobre, la mia terza pubblicazione: “Checkpoints”, per i tipi di ZONA Contemporanea, editore genovese. Di seguito la mia introduzione e il link per chi volesse acquistarlo on line (Amazon, IBS, Mondadori, Feltrinelli..). Ricordo che il libro è disponibile anche in tutte le principali librerie.

Grazie mille, in anticipo.

“Quando, a distanza di un anno dall’inizio di quella che si sarebbe poi rivelata una tragedia per la mia città, Bergamo, mi sono ritrovato a rileggere (o rivedere?) le mie “fotografie letterarie” di quei tre mesi terribili di pandemia, ho pensato che sarebbe stato interessante il recupero di quel ristretto numero di “chorus” che ne hanno fissato su carta, come in un calco pompeiano, i giorni, le ore, le notti, le solitudini e, in misura privata e generale, le morti. 

Attraverso la mia opera, che è un continuo divenire, mutare, fissare, sbracciarsi, una perenne biografia degli istanti, che ha i suoi precisi confini nello spazio e nel tempo della scrittura, entro cui nasce e sta, non venendo più modificata, ecco apparire una visione pura di quei giorni, non mediata dal tempo o dall’esperienza.

C’è la città, ovviamente, che diventa tutt’uno con chi la abita, dove il suo dolore e la sua solitudine, diventano quelli di noi che l’abitammo e l’abitiamo. La liberazione attonita della Natura, che si trova improvvisamente padrona delle strade, dei cieli, dei campi. C’è la lontananza, che da tipico archetipo poetico, diventa cruda realtà, tangibile e fisica. Un resoconto in tempo reale di un tempo di peste.

Tre movimenti, tre mesi, quasi tre stagioni: l’inizio e la sorpresa, il lungo marzo tiepido, ventoso e cupo, e l’aprile che allora più che mai, fu “il più crudele dei mesi”. 

Venticinque “checkpoints”, come in quei giorni là, dove fermarsi e ripensarsi. 

Ho voluto aggiungere due postille, due “chorus” successivi, staccati da quei giorni, dove vivono le immagini di una città che rinasce e il ricordo di una persona a me cara, scomparsa per la pandemia, proprio nel cuore di marzo. 

Per “ridiventare gli uomini che eravamo / dieci minuti prima / di questo / improvviso / scomparire.”